Pensionati e scassinatori
Sembravano pensionati qualsiasi ma era un gruppo di scassinatori di lungo corso che, di lì a poco, avrebbe messo a segno uno dei più grandi furti della storia britannica
Pensionati e scassinatori
Sembravano pensionati qualsiasi ma era un gruppo di scassinatori di lungo corso che, di lì a poco, avrebbe messo a segno uno dei più grandi furti della storia britannica
Pensionati e scassinatori
Sembravano pensionati qualsiasi ma era un gruppo di scassinatori di lungo corso che, di lì a poco, avrebbe messo a segno uno dei più grandi furti della storia britannica
In una tranquilla serata del 2015 quattro anziani siedono a un tavolo del Castle Pub, un locale di quartiere in Pentonville Road, nel cuore di Islington (Nord di Londra). Sembrano pensionati qualsiasi: parlano di salute, si lamentano delle mogli, dell’Arsenal che non vincerà il campionato e del solito problema: i soldi che non bastano mai. Ma dietro quell’aria innocua si nasconde un gruppo di criminali di lungo corso che, di lì a poco, sta per mettere a segno uno dei più grandi furti della storia britannica.
A quel tavolo del Castle Pub siede infatti Brian Reader, 76 anni, detto The Master, veterano del crimine con un passato impressionante. Al suo fianco Terrence Perkins, 67 anni. Poi il 74enne John Collins e Daniel Jones, 58 anni, il più giovane della compagnia. L’idea di base è semplice. A pochi passi di distanza – ai numeri 88 e 89 di Hatton Garden – c’è un luogo al cui interno c’è quel che potrebbe rappresentare la soluzione a tutti i loro problemi: il Safety Deposit Company, il caveau più sicuro di Londra, un forziere privato pieno di oro, preziosi e banconote. Ecco, basterebbe entrarci e le loro vite prenderebbero tutta un’altra piega.
Va bene tutto, pensano i quattro, ma fare una rapina… A quell’età, poi. Soprattutto, a nessuno di loro va di tornare in galera. Ma ecco l’asso nella manica: un uomo misterioso conosciuto come Basil, un basista con accesso interno al deposito di Hatton Garden. Il piano inizia a prendere forma. Anzitutto si decide di sfruttare il lungo weekend di Pasqua, fra il 2 e il 5 aprile, per avere più tempo a disposizione e agire indisturbati. Tra febbraio e marzo del 2015 iniziano i sopralluoghi. La banda nota subito che la porta blindata è inespugnabile, ma esiste un’altra strada: perforare il muro con una carotatrice da 4mila sterline. Come imparare a usarla? Semplice, con i tutorial su YouTube.
Così, la notte del 2 aprile Basil apre la porta con una chiave contraffatta e la banda si cala lungo la tromba dell’ascensore fino al caveau. Ma una volta dentro, trova una sorpresa sgradevole: un armadio corazzato impedisce l’accesso alle cassette di sicurezza. Allora si torna a casa, si compra uno strumento più potente e il 4 aprile scatta il secondo tentativo. Questa volta la missione riesce: i cinque bucano il muro e svuotano le cassette. Il bottino è enorme: 14 milioni di sterline in gioielli, contanti e oro. Una refurtiva che viene nascosta nella tomba di famiglia di uno dei membri.
È un colpo sensazionale, il più grande furto nella storia inglese. Sulle prime, la polizia brancola nel buio. Ma qui sale alla ribalta John Collins, l’anello debole della banda. Incaricato del trasporto, aveva pensato di usare il proprio furgone personale. Un errore fatale: grazie alle telecamere di sicurezza la polizia risale alla targa e, con l’aiuto di una soffiata anonima, riesce a identificare e arrestare la banda il 19 maggio 2015. Reader, Perkins, Collins e Jones finiscono in manette, mentre Basil riesce a sparire nel nulla. Per tre anni rimane un fantasma, fino a quando nel 2018 verrà catturato in una casa popolare a pochi chilometri dal luogo della rapina.
Un’impresa, quella di Hatton Garden, che è passata alla storia non soltanto per l’audacia del piano ma anche per l’insolito profilo dei suoi protagonisti: non giovani ladri spericolati, ma uomini anziani che hanno tentato il colpo della vita con un’astuzia che aveva messo in scacco persino Scotland Yard. E che, se non fosse stato per una piccola disattenzione, sarebbe divenuta leggendaria.
di Stefano Faina e Silvio Napolitano
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