Per Mosca Trump fa bolle di sapone
Per Mosca Trump fa bolle di sapone. Dalla Russia la reazione dei media nazionali e della politica all'”ultimatum di Trump” è una sonora pernacchia al presidente americano
Per Mosca Trump fa bolle di sapone
Per Mosca Trump fa bolle di sapone. Dalla Russia la reazione dei media nazionali e della politica all'”ultimatum di Trump” è una sonora pernacchia al presidente americano
Per Mosca Trump fa bolle di sapone
Per Mosca Trump fa bolle di sapone. Dalla Russia la reazione dei media nazionali e della politica all'”ultimatum di Trump” è una sonora pernacchia al presidente americano
Uno Zio Sam più invecchiato del solito, con il suo abituale cappello a stelle e strisce e una pistola in mano che spara bollicine di sapone, manco fosse Carnevale. Dopo quello che i giornali italiani – perlomeno in gran parte (il nostro no) – hanno definito “l’ultimatum sull’Ucraina di Donald Trump a Vladimir Putin” (ovvero i famosi 50 giorni dopo i quali scatteranno dazi secondari del 100% contro Mosca) – dalla Russia la reazione dei media nazionali e della politica è una sonora pernacchia al presidente americano.
Non fa ridere l’ironia russa: parliamo di un sistema di informazione dove la libertà è sconosciuta, non soltanto per il sistema autocratico che governa il Paese ma anche perché guardando al passato (e ai tempi dell’Unione Sovietica) le critiche agli Stati Uniti ci sono sempre state ma non nella forma d’una presa in giro. Il punto è che a Mosca in questi mesi hanno visto come le politiche dei dazi di The Donald abbiano colpito più gli amici (l’Ucraina, l’Unione Europea, il Canada, il Regno Unito, il Giappone) che i nemici, ragion per cui l’argomento – diversamente da quanto accade nel Vecchio Continente, le cui nazioni sono storiche alleate degli Usa – non è stato preso sul serio.
Per rendersi conto delle reazioni russe all’annuncio trumpiano, ecco un breve catalogo. L’agenzia Ria Novosti cita volutamente le parole che sibilarono nello Studio Ovale durante l’incontro di Trump con il presidente ucraino Zelensky: «Washington non ha le carte per minacciare Mosca». Nel testo dell’articolo si legge poi fra le altre cose: «Gli Stati Uniti hanno di nuovo – per l’ennesima volta – cambiato la loro politica riguardo alle forniture di armi all’Ucraina. Ieri le fornivano, oggi non le forniscono, domani le forniranno di nuovo. La nostra strategia di stritolare gli armamenti occidentali e di denazificare fisicamente l’Ucraina sta funzionando bene e non c’è motivo di abbandonarla». Quanto al tema delle sanzioni, il sarcasmo usato è altrettanto greve: «Restano le sanzioni, i famigerati dazi del 500% che i legislatori americani imporranno a qualsiasi Paese del mondo che acquisti idrocarburi dalla Russia. No, non si tratta di un refuso o di uno zero in più: nei loro piani ci sono davvero dazi del 500%… I nostri principali acquirenti oggi sono India e Cina. Gli Usa vogliono davvero dichiarare un blocco commerciale nei confronti di questi giganteschi Paesi? Sarà davvero molto interessante assistere a questo spettacolo».
In Russia le dichiarazioni a presa in giro dell’ultimatum di Trump non si fermano però ai media. Aleksey Zhuravlev, vice presidente della Commissione Difesa della Duma (il Parlamento russo), riguardo ai dazi ha commentato: «Mi affretto a deludere il presidente americano: al momento non commerciamo quasi nulla con gli Stati Uniti, un misero fatturato commerciale di otto miliardi di dollari». La vice presidente dell’Istituto governativo di ricerche e previsioni strategiche Viktoria Fedosova è anche più dura: «Le orecchie di Trump sono accarezzate dagli elogi dei burocrati americani e lui sembra felice di firmare l’ordine esecutivo necessario, condito con una buona dose di lusinghe su come sta rendendo l’America di nuovo grande con un tratto di penna».
Il fatto è che a Mosca si sentono sicuri (sui dazi) perché oggi il principale partner commerciale russo è la Cina di Xi Jinping. Anzi, si può dire che grazie al sostegno di Pechino e a un’economia di guerra la Russia ha evitato il crollo (pur con una crisi economica crescente) dopo la sua aggressione all’Ucraina. A Mosca, se ci pensano bene, non hanno granché da ridere.
Di Massimiliano Lenzi
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
Leggi anche