Tutti cercano l’Italia. Non prendeteci per sciovinisti ma in politica estera da alcuni mesi stanno arrivando, verso il nostro Paese, segnali interessanti. Due in particolare meritano un approfondimento. Il primo riguarda la Cina. Di recente Zhai Jun, inviato speciale del governo cinese per gli affari mediorientali, ha mandato un segnale a Mario Draghi e al nostro governo: lavorare insieme per stabilizzare la Libia, scommettendo insieme sulla pace. Certo, la Cina da anni ormai guarda con interesse (e interessi) all’Africa ma questa attenzione verso Roma rappresenta un chiaro approccio politico e diplomatico.
Il secondo segnale viene invece dalla Russia di Putin. Il presidente russo da tempo ha invitato Mario Draghi a recarsi a Mosca. L’incontro si farà – vedremo quando, vista la fibrillazione attuale della politica italiana per il voto sul Quirinale – ma il messaggio è chiaro: l’Italia può essere un ponte fra Occidente e Oriente ex sovietico. Qui merita una riflessione il ruolo del nostro presidente del Consiglio: non è un mistero che l’ex governatore della Bce sia un convinto atlantista, vicino da sempre agli Stati Uniti.
Oggi, con la Germania orfana della Merkel e Macron impegnato nella sfida delle presidenziali francesi, Draghi viene percepito come l’uomo forte, in Europa, per la politica estera occidentale e per le questioni spinose da affrontare con Pechino e Mosca. Difficile ricapiti una situazione di questo genere nei prossimi anni. Anche per questo, non va sprecata l’occasione.
Di Jean Valjean
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