Mostrare i muscoli, in politica, è una abitudine vecchia come il mondo. Un’abitudine che però alla lunga può stancare. Prendiamo il presidente russo Vladimir Putin e le sue continue scelte di risolutezza (apparente) in politica estera. La questione ucraina, motivo principale dello scontro con l’Occidente. L’intervento in Kazakistan dopo le sommosse nel Paese. Le tensioni sul fronte nord-occidentale con Svezia e Finlandia (di cui potete leggere nell’articolo di Pierluigi Mennitti a pagina 5). La presenza in Libia.
Il catalogo, già lungo, non finisce qui perché secondo il quotidiano americano “New York Times” alcuni funzionari russi avrebbero suggerito a Putin di perseguire gli interessi nazionali di sicurezza in modalità diverse, compresa l’ipotesi mai esplicitata «che le armi nucleari potrebbero essere spostate» più vicine alle coste degli Stati Uniti, per essere in grado di colpirli. L’opzione riguarderebbe i missili sottomarini ipersonici e vedremo se verrà davvero messa in atto da Putin.
Di certo la sostanza politica è chiara: la Russia sta cercando un nuovo agonismo con Usa e Nato per riposizionare il mondo sul tripolarismo (per un principio di realtà non si può infatti escludere la Cina dalla ribalta globale) e riconquistare un protagonismo internazionale, allontanando al contempo il più possibile la Nato dai suoi confini. Dai fronti aperti di questo 2022 – a cominciare dal più duro, quello che riguarda l’Ucraina – passerà, comunque vada, la geopolitica del presente e del futuro del pianeta.
di Massimiliano Lenzi
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