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Salto nel vuoto

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Le decisioni prese dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, portano il Paese ad un salto nel vuoto. Primo fra tutti: l’uscita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità

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Le decisioni prese dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, portano il Paese ad un salto nel vuoto. Primo fra tutti: l’uscita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità

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Le decisioni prese dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, portano il Paese ad un salto nel vuoto. Primo fra tutti: l’uscita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità

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Trump ha ragione. Ha detto che avrebbe posto fine alla guerra in Ucraina in ventiquattr’ore, che vuole spezzare le reni alla Groenlandia, conquistare l’istmo di Panama, cambiare nome a un golfo grande cinque volte la Germania, espellere ipso facto milioni di immigrati. Come non fidarsi se uno così ti dice: «Apri la finestra e gettati dal quarto piano»?

Dev’essere stato un ragionamento simile a indurre taluni a condividere la decisione del presidentissimo americano di uscire dall’Organizzazione mondiale della sanità e, anzi, a sognarne una identica per l’Italia. Perché – sostengono – quello che ha sede a Ginevra è un baraccone di burocrati prezzolati, macchinoso e in conflitto d’interessi, che serve a poco e ci costa un patrimonio (100 milioni di euro l’anno, dicono).

Alt: è davvero così? No. Al di là di proclami elettorali o smanie complottarde – le cose vanno raccontate in modo corretto. Sarà anche vero che all’inizio della pandemia l’Oms si è mostrata lenta e impacciata, fra decisioni contraddittorie e atteggiamenti morbidi verso la Cina. Ma è ben più vero che, strada facendo, ha saputo coordinare la ricerca internazionale e facilitare l’arrivo dei vaccini in capo al mondo. Quanto alle insinuazioni di essere al soldo di Big Pharma, senza documenti alla mano che lo dimostrino restano appunto insinuazioni. Che poi, detto fra noi: stupirsi perché multinazionali sono interlocutrici di un’istituzione mondiale è singolare. Con chi altro dovrebbero interfacciarsi all’Oms?

Poi c’è la questione dei presunti 100 milioni di euro da versare ogni anno. A parte il fatto che non si capisce bene da dove spunti una somma così precisa, visto che l’entità dei contributi viene definita ogni due anni in percentuale al Pil del Paese e varia secondo mille parametri. Ma riesce difficile considerarla qualcosa che non possiamo permetterci, pur di evitare l’isolamento rispetto alla cooperazione sanitaria mondiale, l’accesso diretto a dati e linee guida, un crollo nella considerazione da parte del resto del mondo per questo disimpegno dalla salute globale.

Di Valentino Maimone

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