Salutato il gas russo si agisca sul futuro
Si osservi la partita del gas russo e ci si compiaccia delle scelte effettuate. Ma ora si lavori con più forza su eolico, solare e si agisca sul nucleare
Salutato il gas russo si agisca sul futuro
Si osservi la partita del gas russo e ci si compiaccia delle scelte effettuate. Ma ora si lavori con più forza su eolico, solare e si agisca sul nucleare
Salutato il gas russo si agisca sul futuro
Si osservi la partita del gas russo e ci si compiaccia delle scelte effettuate. Ma ora si lavori con più forza su eolico, solare e si agisca sul nucleare
Si osservi la partita del gas russo e ci si compiaccia delle scelte effettuate. Ma ora si lavori con più forza su eolico, solare e si agisca sul nucleare
Si osservi la partita del gas russo e ci si compiaccia delle scelte effettuate. Sebbene sembra sia sconveniente parlare dei nostri successi, delle cose che sono riuscite bene. Il discorso pubblico deve oscillare fra la lamentazione e l’esaltazione, per giunta a cura dei medesimi soggetti che passano dall’una all’altra a seconda che si trovino al governo o all’opposizione.
Tre anni fa il blocco delle forniture russe sarebbe stato una tragedia, si sarebbe fermato il motore produttivo delle due più grandi potenze manifatturiere europee: la Germania e l’Italia. In ragione di questo abbiamo continuato a pagare il gas a una dittatura che utilizzava quei soldi per ammazzare i medesimi ucraini che noi ci affannavamo a sostenere. Una condizione incresciosa, eppure quella era. Ma i tre anni non sono passati invano e oggi possiamo suggerire a Putin di inalare tutto il gas che desidera, perché la promessa di divenire indipendenti da quella fornitura è stata mantenuta.
Le scelte decisive sono state fatte subito e il concerto europeo ha funzionato. L’Unione europea ha promosso il riempimento delle scorte e fissato un prezzo massimo oltre il quale non ci si sarebbe fatti concorrenza negli acquisti. La nave rigassificatrice che è stata ordinata è oggi in funzione (e i problemi sarebbero stati minori se in passato i nuovi impianti di rigassificazione non fossero stati bloccati dalle speculazioni politiche e dal lobbismo travestito da ambientalismo). Nuovi accordi sono stati fatti con altri Paesi fornitori e nuovi giacimenti sono in corso di coltivazione.
Nel complesso un’operazione ben impostata e ben condotta. Potremmo anche esserne gasati. Ma così non si può raccontare, bisogna usare soltanto il lato negativo. Che c’è, ma non ha a che vedere con l’affrancamento. È vero: la chiusura del passaggio ucraino del gas russo non ci lascerà senza gas, ma farà crescere il prezzo. Il problema italiano, però, non è che ora ricresce il prezzo, ma che quello dell’energia è da noi sempre sopra la media europea e doppio di quello francese. L’affrancamento dalla Russia è andato benone, ma non è con quel passaggio che si risolve il problema strutturale. Se anziché fare il coro degli sgasatori – inutili come una bibita svanita in una lattina accartocciata – prendessimo ispirazione da quello di cui possiamo gasarci, troveremmo anche la forza di uscire da quella condizione.
Nella realizzazione di impianti per la produzione di energia elettrica da eolico e solare dobbiamo andare più in fretta. Quella quota è cresciuta, ma si deve allungare il passo. Le fonti rinnovabili non copriranno mai l’intero fabbisogno e fin quando non ci sarà la tecnologia per batterie di grande accumulo non vale neanche la pena di illudersi. Quelle non basteranno mai e si continuerà ancora a lungo a bruciare combustibili fossili, ma questo non significa che non se ne possa erodere la quota, con convenienze sia economiche che ambientali. L’altra fonte che risponde al bisogno della continuità e non crea emissioni climalteranti è il nucleare.
Per realizzare una centrale ci vuole molto tempo, ma questa è una buona ragione per cominciare subito, non per rimandare. La tecnologia esistente è profittevole e sicura, quella futura la adotteremo quando ci sarà. Il governo, e segnatamente il ministro Pichetto Fratin, ha il merito di avere riproposto il tema. Ma riproponendo i temi non s’accende manco una lampadina. Si deve agire con la stessa prontezza e determinazione che ci porta oggi a spernacchiare il ricatto di Putin. Si deve aggredire il costo di produzione e il prezzo da noi stabilmente troppo alto. Non serve un dibattito eterno, ma l’indicazione dei siti ove costruire le centrali nucleari, di quelli per le scorie e delle regole da seguire.
Se si guarda ai successi si trova la forza di muoversi, anche imparando dagli errori. Ma se si parla soltanto di paure e di insuccessi si realizzeranno incubi. Fra i quali la disonorevole idea di stare dalla parte di una dittatura pur di avere gas con cui asfissiare.
di Davide Giacalone
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
Leggi anche