Se censurano De Niro: gli Usa e i conti con la Storia
| Esteri
Robert De Niro, censurato ai Gotham di New York, è l’ennesima prova che l’America non sa fare più i conti con la stessa Storia su cui il Paese ha costruito il suo Dna

Se censurano De Niro: gli Usa e i conti con la Storia
Robert De Niro, censurato ai Gotham di New York, è l’ennesima prova che l’America non sa fare più i conti con la stessa Storia su cui il Paese ha costruito il suo Dna
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Se censurano De Niro: gli Usa e i conti con la Storia
Robert De Niro, censurato ai Gotham di New York, è l’ennesima prova che l’America non sa fare più i conti con la stessa Storia su cui il Paese ha costruito il suo Dna
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AUTORE: Federico Arduini
Sembrava una serata di gala come altre quella al Cipriani Wall Street di New York per la consegna dei Gotham Independent Film Awards. Almeno fino al momento in cui Robert De Niro – insignito del Gotham Historical Icon and Creator Tribute Award per “Killers of the Flower Moon” – non è salito sul pulpito per il suo discorso trovando sul ‘gobbo’ una versione censurata.
A quel punto la leggenda di Hollywood ha deciso di prendere lo smartphone e leggere comunque il suo testo originale scritto contro i revisionisti storici e l’ex presidente Donald Trump. «La storia non è più storia. La verità non è più verità. Anche i fatti stanno venendo sostituiti da versioni alternative, alimentati da teorie del complotto e immondizie varie» ha sottolineato fra gli applausi.
Nessuno ne è fuori per De Niro, neanche l’industria cinematografica di ieri e di oggi: «Com’è noto, quel gran signore di John Wayne disse che non credeva affatto che avessimo sbagliato alcunché nei confronti degli indiani nativi americani. Sostenne infatti che c’erano moltissime persone che avevano bisogno di nuove terre e che gli indiani cercavano egoisticamente di tenerle per sé». E su Trump: «Mentire è diventato soltanto un altro strumento nell’arsenale degli imbroglioni. L’ex presidente ci ha mentito più di 30mila volte, durante i suoi quattro anni di mandato, e sta mantenendo il passo nella sua attuale campagna. Ma con tutte le sue bugie, Trump non può nascondere la sua anima. Attacca i deboli, distrugge i doni della natura e mostra disprezzo, ad esempio usando Pocahontas come un insulto».
De Niro ha poi concluso il suo intervento spiegando di non voler ringraziare Apple, produttrice del film e a detta sua longa manus dietro alla censura. Ed è proprio qui uno dei punti centrali di questa vicenda al limite del grottesco. Mentre scriviamo nessuno – né il gigante dalla mela morsicata né gli organizzatori del premio – ha speso una parola al riguardo. L’idea che Apple possa anche soltanto pensare di censurare De Niro, senza nemmeno interpellarlo, fa capire molto di come oggigiorno alcuni colossi si pongano nei confronti di idee che divergono dalla narrativa o stridono con l’‘armonia’ da loro decisa, anche per idee come quelle espresse da De Niro, i cui sferzanti giudizi su Trump non sono certo un inedito. Un taglio motivato con ragioni di tempo renderebbe ancora più grottesca la vicenda.
In attesa dei chiarimenti, che speriamo arrivino presto, resta una riflessione da fare. Gli Stati Uniti negli ultimi anni sembrano avere un problema con la Storia, proprio loro che sopra a essa e al sogno hanno costruito il Dna nazionale. Un tempo magister vitae, ora è qualcosa di tanto scomodo da essere riscritta, rinnegata o taciuta. Come se ogni riferimento a quanto fatto di sbagliato – o di almeno discutibile – in passato fosse sale sulle ferite. Da una parte o dall’altra.
Un grossolano errore di prospettiva: la Storia è maestra proprio quando insegna la differenza fra giusto e sbagliato. Se cancelli quest’ultimo, allora sì, il rischio di replica è dietro l’angolo.
di Federico Arduini
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