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Sovranità Russia

Sovranità

La ragione principale dell’attacco russo non è l’Ucraina. La ragione principale è l’attacco al nostro mondo, condotto a partire dal territorio ucraino.
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La ragione principale dell’attacco russo non è l’Ucraina. La ragione principale è l’attacco al nostro mondo, condotto a partire dal territorio ucraino.
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La ragione principale dell’attacco russo non è l’Ucraina. La ragione principale è l’attacco al nostro mondo, condotto a partire dal territorio ucraino.
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La ragione principale dell’attacco russo non è l’Ucraina. La ragione principale è l’attacco al nostro mondo, condotto a partire dal territorio ucraino.
Non sarà breve. È passato più di un mese dall’avvio dell’azione criminale e l’esercito russo invasore non fa che moltiplicare atti criminali. Lo fa apposta. Chi lo ha ordinato, Putin, lo ha chiesto per tappare ogni spiraglio di negoziato. Dobbiamo stare ai dati della realtà, non credendo sia vero quel che speriamo. E c’è un’altra cosa con la quale occorre fare i conti: la ragione principale dell’attacco russo non è l’Ucraina, portando come effetto secondario la sfida al nostro mondo; la ragione principale è l’attacco al nostro mondo, condotto a partire dal territorio ucraino. A partire. Solo quattro accecati possono credere alle balle raccontate tirando in ballo la Nato, che qui abbiamo inutilmente confutato in via storica e fattuale; quel che il despota russo cerca di fermare non è la Nato ma l’idea che la libertà, la democrazia, il diritto al consumo e al benessere, la libertà di stampa e financo quella sessuale siano libertà universali. Se così fosse il suo mondo nazi-mistico ne uscirebbe annichilito. E così sarà, ma ci vorrà tempo. Anche in considerazione del fatto che altri soggetti lasceranno Putin al suo riprovevole destino, nel frattempo cercando di guadagnarne vantaggi. Ci vorrà tempo e il prezzo sarà alto, ma nulla a confronto dell’altra ipotesi, quella di perdere, di compromettere la nostra sovranità. Quindi occorre prendere in seria considerazione l’ipotesi di essere noi a chiudere le condutture di gas. Ne saturino il Cremlino. Per noi sarà un danno, perché il mondo globalizzato e capace di commerci anche con sistemi dispotici ha creato e crea ricchezza. Ma la Russia ne sarà asfissiata. Prima capita e meglio è. La sovranità è un bene indisponibile, da cui dipendono molte delle cose che consideriamo normali e acquisite. Ove la perdessimo perderemmo tutto. La sovranità non ha nulla a che vedere con il sovranismo da burletta, che s’è presto dimostrato servitore del sovrano altrui. Per la dimensione e l’estensione dello scontro tale sovranità non può che essere europea. Sia la difesa monetaria, come si è già dimostrato, che quella militare, come occorre dimostrare, sono europee o non sono. Cavour capì due secoli addietro che la sovranità italiana non poteva che avere natura europea, tanto che mosse le truppe contro lo zar. Per la Crimea, guarda caso. La stessa cosa vide Mazzini, ragionando di idee e libertà. Se non fossimo capaci di vederlo ora dimostreremmo solo d’avere smarrito ideali e lucidità. È confortante constatare che tale consapevolezza si ritrova nelle decisioni fin qui prese e nel continuo disporsi delle cancellerie europee. La perla è bella, ma esiste perché l’ostrica è corazzata. Il nostro è un mondo che esiste perché è aperto e tale intende restare. Ma aperto non significa penetrabile o invadibile. La prima cosa Putin ha provato a farla, talché si dovrà fare piena luce e pulizia, a destra e a sinistra. La seconda la sta facendo, in Ucraina. Non c’è alcuna alternativa accettabile a che sia sconfitto. Lui, del resto, non ha alcuna alternativa possibile a vincere. Proprio per questo, proprio se si vuole la pace o, almeno, il cessate il fuoco, proprio se si vuole negoziare con chi non vuole negoziare, lo si deve piegare. Meglio chiudere il tubo del gas che aprire la porta dell’atomica. Una parte di noi, in Occidente, non sopporta la superiorità dell’imperfezione, delle democrazie che non vivono di un incubo ideologico o di un’allucinazione teocratica, ma nella consapevolezza che tutto si possa migliorare, per approssimazione. Nella seconda metà del secolo scorso si dissero comunisti e ci chiamarono servi degli americani. Nei tempi presenti si dicono equidistanti e ci chiamano servi degli americani. Diciamo che, nel tempo, hanno perso anche il coraggio delle minchionerie che dicono.   di Davide Giacalone

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