Truffe via social e sequestri a Caracas e dintorni
| Esteri
Crisi economica e pandemica hanno messo fuori gioco modalità criminali più tradizionali e la polizia offre le proprie sedi come luogo fisico per gli acquisti effettuati nei negozi virtuali.
Truffe via social e sequestri a Caracas e dintorni
Crisi economica e pandemica hanno messo fuori gioco modalità criminali più tradizionali e la polizia offre le proprie sedi come luogo fisico per gli acquisti effettuati nei negozi virtuali.
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Truffe via social e sequestri a Caracas e dintorni
Crisi economica e pandemica hanno messo fuori gioco modalità criminali più tradizionali e la polizia offre le proprie sedi come luogo fisico per gli acquisti effettuati nei negozi virtuali.
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AUTORE: Raffaele Bertini
Succede a Caracas e dintorni: vai in Rete, in una di quelle piattaforme social dove i privati mettono in vendita articoli personali, e vedi un’auto. Contatti il proprietario, fissi un appuntamento e ti presenti. Ma l’amabile venditore, in genere un signore in là con gli anni che vuole disfarsi della macchina tenuta con tanta cura, si rivela poco amabile. Il luogo è isolato e lui fa il comodo suo: prende i soldi e scappa o prende direttamente te, per chiedere un riscatto ai familiari.
I dati forniti ad aprile da una delle divisioni della polizia scientifica rivelano che il 70% dei sequestri, negli ultimi mesi, avviene con questa modalità. I media contano anche i morti, cinque nel solo mese di agosto, tra cui due effettivi dell’esercito. Ed è così che il direttore della criminalistica, Douglas Rico, annuncia su Instagram che la polizia offre le proprie sedi come luogo fisico per gli acquisti effettuati nei negozi virtuali facendo in modo che i «cittadini evitino di cadere nelle mani di persone senza scrupolo».
A fine agosto le autorità si mettono in moto per contrastare truffe e reati via social: 31 punti di prevenzione con quasi duemila funzionari al lavoro. In effetti, l’intreccio tra crisi economica e pandemica ha messo fuori gioco altre modalità criminali più tradizionali, come lo scippo da strada: c’è meno gente in giro e quasi nessuno si porta denaro dietro. Però un po’ più di contante gira, soprattutto dopo che il governo ha permesso la circolazione del dollaro Usa: il biglietto verde era di fatto diventato di uso comune, antidoto all’iperinflazione come ai tempi delle valute a diciotto zeri dello Zimbabwe, ma la stretta all’economia lo ha pian piano fatto uscire dall’illegalità.
Le rimesse garantite da un esercito di migranti in fuga dalla crisi hanno fatto il resto, e oggi la moneta del nemico di sempre è la più spesa nel Paese, più del Bolivar, infinitamente più dell’euro. Soldi che la criminalità deve saper intercettare, e il sequestro pare ora una strategia vincente, in aumento da novembre, per quanto è dato capire dai numeri non sempre trasparenti.
C’è quello ‘express’ per i meno abbienti, con i malviventi in giro per la città in auto in attesa del riscatto, e quello classico riservato ai più facoltosi, con il malcapitato che viene nascosto nelle cosiddette neveras (frigoriferi), nascondigli sparsi soprattutto nelle popolose zone urbane che le bande si contendono con le forze di sicurezza, complice un’illuminazione che lascia a desiderare. Il riscatto, si legge sui media, si preferisce in dollari, ma anche l’oro non è disprezzato.
di Raffaele Bertini
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- Tag: mondo
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