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Trump contro i musei Smithsonian: “Troppa attenzione alla schiavitù”

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Donald Trump apre un altro fronte della sua guerra culturale per imporre la sua visione della storia e della società americana, e questa volta prende di mira lo Smithsonian

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Trump contro i musei Smithsonian: “Troppa attenzione alla schiavitù”

Donald Trump apre un altro fronte della sua guerra culturale per imporre la sua visione della storia e della società americana, e questa volta prende di mira lo Smithsonian

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Trump contro i musei Smithsonian: “Troppa attenzione alla schiavitù”

Donald Trump apre un altro fronte della sua guerra culturale per imporre la sua visione della storia e della società americana, e questa volta prende di mira lo Smithsonian

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Donald Trump apre un altro fronte della sua guerra culturale per imporre la sua visione della storia e della società americana, e questa volta prende di mira lo Smithsonian, il complesso museale che comprende 21 musei, 14 centri di ricerca e il National Zoo. In una lettera inviata dalla Casa Bianca ai vertici dell’istituzione di fama mondiale, che è un’entità indipendente ma riceve consistenti finanziamenti federali, si afferma che verrà avviata un’approfondita revisioni delle mostre, collezioni e iniziative in corso e in vista del 250esimo anniversario della nascita dello Smithsonian, una revisione orientata all’ordine esecutivo firmato da Trump per “ristabilire verità e sanità nella storia americana”. 

“Questa iniziativa è tesa ad assicurare l’allineamento con la direttiva di celebrare l’eccezionalismo americano, rimuovere narrative divisive e di parti e ristabilire la fiducia nelle nostre condivide istituzioni culturali”, si legge nella lettera inviata ieri a Lonnie Bunch, storico che è il primo afroamericano nominato alla guida dello Smithsonian. 

Come è stato fatto con le università accusate di antisemitismo, nella lettera vengono imposti ultimatum, 30 giorni, per fornire le informazioni riguardo alle mostre e iniziative, ed in tutto 120 per “applicare le correzioni necessarie, sostituire linguaggio divisivo o ideologico con descrizioni storicamente accurate e costruttive da didascalie, pareti didattiche, schede digitali e altro materiale destinato al pubblico”.

A sottolineare come la mossa rientri nella guerra culturale dichiarata a quella che la destra americana definisce l’ideologia woke, e in particolare la critical race theory che studia il razzismo sistemico nella società americana, tra i primi otto musei che saranno sottoposti alla revisioni vi sono, oltre museo nazionale di storia americano, quello della storia e cultura afroamericana e quello degli indiami americani. In una seconda fase, precisa la lettera, verrà avviata la revisione, che prevede anche “visite di controllo” per assicurare che i musei rappresentino “l’unità, il progresso e i valori duraturi che definiscono la storia americana, anche per gli altri musei e istituti del sistema. 

Dopo che la Casa Bianca ha pubblicato il testo della lettera, un portavoce dello Smithsonian ha affermato “il profondo impegno per l’eccellenza accademica, la ricerca rigorosa e la presentazione accurata e basata sui fatti della storia”. “Analizzeremo la lettera con questo impegno in mente e continueremo a collaborare in modo costruttivo con la Casa Bianca, il Congresso e il nostro Board”, ha concluso. 

La mossa della Casa Bianca arriva dopo che nei mesi scorsi si sono già registrate tensioni tra la Casa Bianca e l’istituzione, in particolare per il tentativo di Trump di licenziare la direttrice della National Portrait Gallery, Kim Sajet accusata di essere “fortemente di parte e grande sostenitrice dei Dei”, gli odiati programmi per tutelare diversità e inclusione. Il Board replicò ricordando che solo il segretario dello Smithsonian può assumere e licenziare, ma alla fine Sajet ha lasciato l’incarico volontariamente. E il Board a giugno aveva già ordinato a Bunch di avviare una revisione, anche per quanto riguarda i vertici dei musei, per garantire “contenuti non di parte” e riferire di “eventuali cambiamenti di personale necessari”.

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