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Trump, i dazi sui farmaci italiani e l’effetto boomerang per gli Usa

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La giornata del Made in Italy si celebra sotto la spada di Damocle delle decisioni di Trump in tema di dazi, in particolare in un settore nel quale l’Italia spicca per eccellenza e volumi di export negli Usa: quello farmaceutico

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Trump, i dazi sui farmaci italiani e l’effetto boomerang per gli Usa

La giornata del Made in Italy si celebra sotto la spada di Damocle delle decisioni di Trump in tema di dazi, in particolare in un settore nel quale l’Italia spicca per eccellenza e volumi di export negli Usa: quello farmaceutico

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Trump, i dazi sui farmaci italiani e l’effetto boomerang per gli Usa

La giornata del Made in Italy si celebra sotto la spada di Damocle delle decisioni di Trump in tema di dazi, in particolare in un settore nel quale l’Italia spicca per eccellenza e volumi di export negli Usa: quello farmaceutico

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La giornata del Made in Italy si celebra oggi sotto la spada di Damocle delle decisioni di Donald Trump in tema di dazi. In particolare in un settore nel quale il nostro Paese spicca per eccellenza e volumi di export negli Usa: quello farmaceutico. La temporanea retromarcia sulle tariffe reciproche (con la sospensione di 90 giorni) dà modo di riflettere sulle prossime mosse. In un comparto dal valore stimato di oltre 11 miliardi di euro. Di cui circa 7,97 miliardi di dollari frutto di vendita di prodotti italiani negli Usa nel 2023. Molti sono però destinati ai singoli consumatori (circa 5,27 miliardi di dollari), che potrebbero quindi subire un effetto boomerang. Le conseguenze potrebbero essere infatti in termini sia di aumento di costi per gli utenti finali sia di carenza di farmaci, a causa delle difficoltà burocratiche.

Trump e i dazi, le parole di Gabriele La Monica (di “Milano Finanza-Newswires”)

«In effetti gli Stati Uniti importano molti medicinali dall’Europa e dall’Italia in particolare» osserva Gabriele La Monica di “Milano FinanzaNewswires”. «L’annuncio di Trump va inquadrato in un tentativo apparentemente disperato di portare la produzione farmacologica all’interno dei confini americani. Una mossa che potrebbe creare comunque qualche problema ai propri cittadini».

La questione non è in realtà una novità: «Si tratta di un atteggiamento che era in voga negli anni Settanta. Lo si può ritenere un tentativo molto goffo, ma prendendo in considerazione il solo comparto farmaceutico potrebbe forse anche funzionare».

Le difficoltà maggiori potrebbero riguardare prodotti che prevedono l’uso di princìpi attivi realizzati in Italia e molto richiesti negli Stati Uniti: soprattutto farmaci contro l’ipercolesterolemia, la pressione alta e problemi cardiaci, le patologie della tiroide e il diabete; ma anche antidolorifici e anticonvulsivi, oltre a medicinali contro i problemi gastrici, come indicano le analisi di Iqvia, la più grande multinazionale attiva nei servizi alle case farmaceutiche.

Le dichiarazioni di Andrea Mandelli (presidente della Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani)

A confermare i timori è anche Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani: «Il volume d’affari è enorme. Basti pensare che nel 2024 l’Italia ha fatto registrare nel nostro settore esportazioni per 10 miliardi di euro, importando invece beni per soli 1,4 miliardi di euro. L’eventualità di una politica restrittiva potrebbe certamente avere conseguenze anche per i consumatori americani. D’altro canto va sottolineato che i farmaci non sono beni di consumo, ma beni essenziali. Quindi personalmente continuo a sperare che ci possa essere una soluzione differente rispetto alle tariffe doganali».

Secondo Mandelli la situazione attuale non ha precedenti: «Siamo certamente di fronte a qualcosa di inedito, almeno in un recente passato. Va però tenuto presente che già oggi le aziende farmaceutiche italiane dovranno fare i conti con i dazi imposti su materie prime per realizzare i farmaci e hanno iniziato con una prima presa di coscienza. Poi esiste un secondo livello di problematicità: all’industria farmaceutica occorre anche tecnologia e in questo caso le ripercussioni potrebbero essere importanti, a livello sia italiano che europeo».

I dazi colpirebbero grandi gruppi industriali nostrani, come Menarini, Angelini Pharma, Recordati e Dompé Farmaceutici, Alfasigma, Zambon, Chiesi farmaceutici e Kedrion Biopharma.

di Eleonora Lorusso

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