Non faremo della facile ironia, non rideremo delle disgrazie altrui, non ci rifugeremo nel comodo «l’avevamo detto, noi». La Gran Bretagna sta cominciando a sperimentare con durezza le conseguenze della Brexit disordinata, più che dura, scelta con disarmante superficialità dai propri governanti. Perché andrà pur ricordato e consegnato alla storia che – se è vero che al referendum la maggioranza si era espressa per l’addio all’Unione europea – le modalità d’uscita, i mancati accordi, l’atmosfera un po’ ridicola di riconquistata libertà è stata una scelta cinica e del tutto consapevole dei governi che si sono succeduti dopo quel voto disastroso. Adesso Boris Johnson dovrà ricorrere ai militari per assicurare i rifornimenti alle pompe di benzina, rimaste a secco per l’ormai cronica mancanza di autotrasportatori e il dilagare del panico fra gli automobilisti, che ha portato a un vero e proprio assalto ai distributori. Le scene sono degne della crisi petrolifera degli anni Settanta. Un’immagine avvilente di quella che sarebbe dovuta essere l’alba di una nuova era di prosperità post imperiale, una volta liberi dai lacci di Bruxelles.
Con rispetto e lungimiranza, l’Unione dovrebbe avere la capacità di parlare ai cittadini britannici, per recuperare un rapporto che resta storico e strategico. La soluzione ‘alla norvegese’ non sarà né di oggi né di domani, ma dovrebbe essere un obiettivo politico a medio termine. Raccontare balle e fare i permalosi non paga dividendi e svuota anche i distributori di benzina.
di Marco Sallustro
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