Valencia fra disastro e proteste
La protesta della folla inferocita a Valencia, al grido: “Nessuno ci aveva avvertiti!”, è fondata. Per la prima volta nella storia, la causa del cambiamento climatico è essenzialmente antropogenica
Valencia fra disastro e proteste
La protesta della folla inferocita a Valencia, al grido: “Nessuno ci aveva avvertiti!”, è fondata. Per la prima volta nella storia, la causa del cambiamento climatico è essenzialmente antropogenica
Valencia fra disastro e proteste
La protesta della folla inferocita a Valencia, al grido: “Nessuno ci aveva avvertiti!”, è fondata. Per la prima volta nella storia, la causa del cambiamento climatico è essenzialmente antropogenica
La protesta della folla inferocita a Valencia, al grido: “Nessuno ci aveva avvertiti!”, è fondata. Per la prima volta nella storia, la causa del cambiamento climatico è essenzialmente antropogenica
A Valencia una folla inferocita di alluvionati ha verbalmente aggredito e fisicamente infangato le massime autorità spagnole in visita sul luogo del disastro. I filmati dell’episodio sono subito divenuti globalmente ‘virali’. «Nessuno ci aveva avvertiti!» è stato il grido della rivolta.
Nello specifico, la protesta è fondata: prevedere con sufficiente anticipo luogo, ora e dimensione di una catastrofe atmosferica del genere è quasi impossibile e quasi nessuno abbandona la propria casa per rifugiarsi in luogo elevato alla mera notizia di un generico rischio di “forti piogge”. In linea generale, tuttavia, è mezzo secolo che i climatologi avvertono continuamente l’umanità che il riscaldamento globale in corso aumenta fortemente il rischio non solo di rendere inabitabile una porzione significativa del pianeta ma anche di eventi climatici catastrofici estremi, come sono gli uragani di quinta categoria e le alluvioni istantanee.
Per la prima volta nella storia, la causa del cambiamento climatico è essenzialmente antropogenica. La transizione energetica che la scienza ritiene necessaria per arrestare il riscaldamento globale è difficile, costosa e politicamente quasi indigeribile, perché richiede radicali mutamenti e sacrifici immediati in cambio della limitazione dei danni nel lungo periodo: un ‘menu’ poco appetibile per candidati assai più avvezzi a promettere ai più vantaggi immediati. A carico delle generazioni future. L’alternativa all’arresto del riscaldamento globale consiste nell’adattarsi a condizioni climatiche meno amene e più pericolose. Tuttavia, il ‘piccolo problema’ di questa opzione è che alla lunga risulta non meno costosa della prima, senza peraltro offrire soluzioni al problema in sé.
I giapponesi ci hanno insegnato che è possibile limitare i danni dei terremoti costruendo edifici realmente antisismici. Ora, costruire ex novo un edificio a prova di terremoto è moderatamente più caro di una costruzione tradizionale, ma ricostruire per intero una città storica per renderla a prova di terremoto risulterebbe quasi impossibile, oltre che costosissimo. L’esperienza di Valencia prova che costruire grandi parcheggi sotterranei non ‘a prova di allagamento’ può avere effetti esiziali per gli utenti e l’esperienza dei Caraibi e della Florida prova che costruire case in riva al mare e a un paio di metri dal livello attuale delle acque può avere effetti catastrofici per i residenti… e per i loro assicuratori.
Proporre di costruire in futuro, ai tropici, in luoghi più elevati è possibile. Ma proporre ai milioni di famiglie che già abitano in riva al mare di abbandonare le loro case senza compensazioni ha limitate speranze di successo. Insomma, quando una folla di vittime di catastrofi climatiche si scaglia contro i responsabili politici – accusandoli di non aver previsto, avvertito per tempo e saputo tempestivamente rimediare – non ha tutti i torti. Ma quando gli elettori ripudiano con le loro scelte al tempo stesso le élites, la scienza e la prudenza creano le condizioni ideali per il ripetersi e l’intensificarsi di tragedie come quella vista la settimana scorsa in terra di Spagna.
Di Ottavio Lavaggi
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