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Lingua e lotta al nazismo: due punti su cui l’accordo Mosca-Kiev-Ue è possibile

Nelle ultime settimane si è assistito al lento aprirsi di qualche spiraglio diplomatico per la risoluzione della crisi. Esistono due punti su cui è ancora possibile un’intesa fra Russia, Ucraina e Unione Europea.
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Lingua e lotta al nazismo: due punti su cui l’accordo Mosca-Kiev-Ue è possibile

Nelle ultime settimane si è assistito al lento aprirsi di qualche spiraglio diplomatico per la risoluzione della crisi. Esistono due punti su cui è ancora possibile un’intesa fra Russia, Ucraina e Unione Europea.
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Lingua e lotta al nazismo: due punti su cui l’accordo Mosca-Kiev-Ue è possibile

Nelle ultime settimane si è assistito al lento aprirsi di qualche spiraglio diplomatico per la risoluzione della crisi. Esistono due punti su cui è ancora possibile un’intesa fra Russia, Ucraina e Unione Europea.
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Nelle ultime settimane si è assistito al lento aprirsi di qualche spiraglio diplomatico per la risoluzione della crisi. Esistono due punti su cui è ancora possibile un’intesa fra Russia, Ucraina e Unione Europea.

Nell’ultima settimana, nonostante le operazioni militari russe in Ucraina continuino a crescere in termini di intensità e coinvolgimento della popolazione civile, raggiungendo apici di barbarie come quello del bombardamento del teatro di Mariupol, si è assistito al lento aprirsi di qualche spiraglio diplomatico per la risoluzione della crisi. Sebbene la distanza tra Kiev e Mosca sia ancora notevole su molti dossier (neutralità, status della Crimea e del Donbas), esistono due punti su cui, per motivi diversi, appare possibile un’intesa tra Russia, Ucraina e Unione Europea: la questione linguistica e la neutralizzazione dell’estrema destra neo-fascista e neo-nazista ucraina.

La propaganda del Cremlino dipinge l’Ucraina come un Paese governato da nazisti e dove i russofoni sono discriminati. Si tratta di manipolate tesi strumentali a giustificare l’invasione militare agli occhi del fronte interno russo e dei filorussi europei. L’Ucraina non è un Paese nazista e chi parla russo non è oggetto di persecuzione o discriminazione, visto che esiste il bilinguismo di fatto.

Tuttavia, negli ultimi anni, in Ucraina sono emerse delle problematiche relative alla tutela delle lingue delle minoranze e all’ascesa dell’estrema destra che non possono essere ignorate, proprio nell’interesse del popolo ucraino e del percorso di consolidamento democratico di Kiev.

Nella fattispecie, la legge n° 5670-d sulla politica linguistica di Stato adottata dall’Ucraina nel 2019 priva il russo ed altre lingue minoritarie dello status di lingua regionale, stabilendo che l’ucraino è l’unica lingua ufficiale nel settore pubblico e nell’educazione. Il 90% della produzione radio-televisiva e cinematografica deve essere in ucraino e le pubblicazioni in lingua straniera devono avere un corrispondente in ucraino. Questa legge, oltre ad aver suscitato le proteste delle minoranze linguistiche, di chi considera il russo la propria lingua madre (circa il 25% della popolazione) e del Cremlino, è stata giudicata “sbilanciata a favore delle lingue maggioritarie” dalla Commissione di Venezia, il panel di esperti di diritto costituzionale del Consiglio d’Europa.

Per quanto riguarda la questione del neo-nazismo ucraino, il reggimento Azov, inquadrato nella Guardia Nazionale, conta 3000 combattenti ed ha commesso crimini accertati anche dalle Nazioni Unite (al pari delle milizie filorusse del Donbas), mentre la piattaforma estremista di destra Svoboda circa 15.000 tra iscritti e simpatizzanti. Per fare le debite proporzioni, le unità militari e para-militari ucraine ammontano ad oltre 270.000 uomini, mentre la popolazione ucraina è di 44 milioni di abitanti.. Un solo seggio parlamentare ucraino è stato vinto da tale piattaforma che, su base nazionale, ha il 2,15% dei consensi.  Quini l’Azov costituisce l’1.11% dei combattenti ucraini e Svoboda rappresenta lo 0,03% della popolazione.

Però, la guerra rischia di ampliare il supporto a tali gruppi estremisti e trasformarli in una forza politica più ampia. Se davvero l’Ucraina condivide i valori europei e vuole entrare a far parte dell’UE dovrebbe riconsiderare la legge 5670-d e bandire le formazioni estremiste. Allo stesso modo, per l’UE non sarebbe politicamente semplice proseguire il processo di adesione ucraino senza precise garanzie sul rispetto delle minoranze linguistiche e sulla lotta all’estremismo politico. Intervenendo su questi due dossier, Kiev, oltre a rafforzare la propria governance ed i propri standard democratici, priverebbe Mosca di uno degli appigli propagandistici più utilizzati. Allo stesso modo, il Cremlino potrebbe spendere sul fronte interno il fatto di aver contribuito a tutelare le minoranze russofone e a sconfiggere i “nazisti ucraini”.   

  di Marco Di Liddo

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