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Mes, se lo buttiamo giù parte il caos

Ma sul serio qualcuno crede che il Meccanismo europeo di stabilità, il mitico Mes, interessi  gli animi degli italiani?
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Mes, se lo buttiamo giù parte il caos

Ma sul serio qualcuno crede che il Meccanismo europeo di stabilità, il mitico Mes, interessi  gli animi degli italiani?
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Mes, se lo buttiamo giù parte il caos

Ma sul serio qualcuno crede che il Meccanismo europeo di stabilità, il mitico Mes, interessi  gli animi degli italiani?
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Ma sul serio qualcuno crede che il Meccanismo europeo di stabilità, il mitico Mes, interessi  gli animi degli italiani?

Ma sul serio qualcuno crede che il Meccanismo europeo di stabilità, il mitico Mes, interessi e smuova gli animi degli italiani? L’opinione pubblica è divisa più o meno in questo modo: a. una grande maggioranza cui non gliene importa nulla, tanto più che non cambia nulla; b. una minoranza che s’è informata e sa che: fu negoziato dal governo Berlusconi (con Lega e Meloni ministro); a essere diffidenti erano i tedeschi, per il soccorso finanziario solidale che comporta; che non c’entra un fico secco con il default greco, perché manco esisteva; che è stato usato con soddisfazione da Paesi come Cipro, Irlanda e Spagna; c. un’altra minoranza è cresciuta alla propaganda di quelli che avevano negoziato il Mes, ma poi avevano ben pensato di sfruttare l’antieuropeismo come scusa dei mali italiani, che sono per la grandissima parte italo-italiani.

Perché mai gli interessi dell’Italia e dell’Unione europea sono zavorrati da quest’ultima minoranza? Perché la Lega salviniana coglie l’occasione per usarla come arma contro il governo meloniano, il cui ministro leghista dell’Economia non può non affermare l’ovvio: non soltanto il Mes non nuoce ai nostri titoli del debito pubblico, ma se lo buttiamo giù parte il caos e i tassi crescono. Ovvio. Lo sanno (quasi) tutti. Solo che ad alcuni non importa nulla e preferiscono il proprio (presunto) tornaconto elettorale.

Per cercare di salvare capra e cavoli s’è fatta una mescolanza di argomenti diversi, rendendosi più difficile la vita. Pensare di usare il Mes come merce di scambio sul tavolo dei fondi europei Ngeu è oltre l’ingenuità e sconfina nella sconsideratezza: siamo quelli che ne ricevono di più, tre governi hanno affermato e affermano che li useremo tutti, sono state chieste modifiche ma mai presentata la documentazione relativa a cosa e come. Che diamine di condizioni vogliamo mettere? Pensare di usarlo sul tavolo del Patto di stabilità è pure peggio, perché in quello i nostri interessi coincidono con quelli di altri – Francia in testa – e pensare di fare ricattucci indebolisce le argomentazioni di tutti. Dunque, alla fine, si sta solo piatendo una qualche cosa, fosse pure fuffa, con cui dire: diamo perché ottenemmo. Non dignitoso per la fama nazionale.

Nel mentre questo polverone si alza sul nulla, accade che in campo fiscale – dopo avere detto che si sarebbe fatta una (vera) flat tax, ovvero un’aliquota uguale per tutto e tutti al 15% (per Forza Italia al 25%) – non soltanto l’argomento è passato sullo sfondo estremo della legislatura ma ci si rivolge alle imprese, e suppongo anche ai contribuenti, parlando di «fisco amico». Ma di chi? Esiste uno Statuto del contribuente dimenticato e oltraggiato; si continuano a dare i dati degli accertamenti fiscali, nascondendo quelli dell’effettivamente riscosso; nei contenziosi fiscali più della metà dei contribuenti vincono (alla faccia dell’amicizia); non si mette in atto il solo contrasto vero all’evasione – consistente nell’incrocio generalizzato delle banche dati – e si strizza l’occhio agli evasori debuttando con il non obbligo di Pos e arrivando allo strafalcione del “pizzo”.

Sul terreno della giustizia s’è presentato un ottimo antipasto, firmato Nordio, che rappresenta un 10% di quel che il ministro stesso illustrò al Parlamento. Su quello è scoppiato il finimondo (per responsabilità di corporazioni, oppositori e intemperanze verbali) facendo così sorgere il dubbio che l’antipasto possa restare il pasto e che possa fare la fine del pesce de “Il vecchio e il mare”, nel mentre il governo emana decreti che vanno in direzione opposta, con più reati e pene più alte.

Il problema non è quanto durerà il governo Meloni, che – a giudicare le opposizioni – avrà vita lunga. Il problema è capire se farà sempre questo tipo di vita sofferta e inerte laddove, di solito, i governi che arrivano bene sono quelli che partono in quarta. Qui cola confusione dal Mes e rischiano di colare a picco buone iniziative. Una mescolanza che forse non pregiudica la durata, ma la riuscita.

di Davide Giacalone

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