Al Parlamento europeo vincono la ragionevolezza e il senso di responsabilità. Sia il gas che il nucleare sono considerati fonti energetiche compatibili con la tassonomia che porterà – gradualmente e velocemente – verso la decarbonizzazione, quindi compatibili con il programma del Green Deal.
Il gas come la meno inquinante delle fonti fossili. Il nucleare come fonte che non emette gas serra.
Un vasto fronte si era mosso per cancellare queste due fonti, ricordiamolo, fra quelle finanziabili in modo agevolato. Fin dall’inizio di questo percorso, quando era in elaborazione la proposta della Commissione – ora approvata – avevamo sottolineato come quel programma di compatibilità ambientale non potesse essere steso in modo da sembrare fin da subito fuori dalla realtà. Le affermazioni di principio, ammesso che fossero principi condivisibili, diventano mere declamazioni se non tengono conto dei limiti oggettivi e dei bisogni effettivi. Senza quelle fonti, insomma, il programma non sarebbe stato più verde, ma solo meno credibile e praticabile.
L’ambientalismo deve essere una scelta conveniente e convincente, non un approccio penitenziale. Ambiente e sviluppo non sono affatto incompatibili, ma devono essere guidati verso l’innovazione tecnologica.
Si spera che, con questo voto alle spalle, anche in Italia si possa riprendere una corsa tecnologica nella quale eravamo all’avanguardia e dalla quale ci siamo fatti fuori con le nostre mani. Nuocendo alla nostra economia, alla nostra indipendenza e all’ambiente.
di Gaia Cenol
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