Yalta è morta. Quella foto in bianco e nero con seduti uno accanto all’altro Churchill, Roosevelt e Stalin non esiste più, teche a parte. Non che non fosse già in crisi prima dell’invasione russa dell’Ucraina, lo era eccome. Ma i calcoli politici completamente sballati di Vladimir Putin l’hanno seppellita per sempre. Altro che ritorno dei sogni di grandezza e delle zone d’influenza dell’Unione Sovietica che fu!
Cominciamo da un elemento, che avrebbe del comico se non fossimo nel bel mezzo di una tragedia epocale e umana: il veto posto dalla Russia, in sede di Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, sulla risoluzione di condanna dell’aggressione militare nei confronti dell’Ucraina. La Cina si è astenuta e gli altri membri permanenti – Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia – hanno votato a favore. Ed è proprio il voto-veto della Russia che sgretola il sistema di Yalta. Un voto che ricorda, bislaccamente, quei candidati che alle elezioni votano sé stessi. La Russia se la canta e se la suona e questo pone la necessità di ripensare meccanismi e ruolo, in situazioni di crisi internazionali, del Consiglio di sicurezza dell’Onu.
Vi è poi un altro elemento che sgretola nei fatti quel che restava di Yalta nel sistema di potere del mondo. Ed è la circostanza che proprio ciò che Putin pensava servisse a tener lontana la Nato dai confini russi l’ha invece avvicinata, in nome della democrazia e della libertà. L’invasione e la guerra all’Ucraina hanno infatti stra-compattato il fronte occidentale ridando una centralità necessaria alla Nato. Persino la Svezia e la Finlandia, vista l’aggressività di Mosca, stanno riflettendo se non sia arrivato finalmente il momento di entrare nell’Alleanza Atlantica.
Una novità geopolitica di gran rilievo. Pure la Svizzera, la sempre neutrale Svizzera, ha scelto le sanzioni contro la Russia, a parole mantenendo la propria neutralità ma nei fatti prendendo una decisione storica. Infine, ma non certo ultimo in ordine di importanza, il riarmo tedesco con la scelta – senza precedenti – del governo del cancelliere Scholz di mettere un sacco di soldi sugli armamenti.
Tanti pezzi diversi per unico puzzle. L’ordine geopolitico del mondo sta cambiando e non nel senso che immaginava Putin quando ha decretato l’attacco all’Ucraina. Yalta resterà una fotografia in bianco e nero e la Russia dovrà fare i conti – anche economici, non solo politici – con una decisione completamente sbagliata presa dal suo presidente. Un presidente che in troppi e troppo a lungo, anche in Occidente, hanno considerato un genio politico. Mai valutazione, alla luce dei fatti di questi giorni, si è rivelata più errata. Bye bye, Yalta.
Di Massimiliano Lenzi
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