Non si deve trasformare la discussione sulle fonti d’energia che accompagnano il cammino verso il Green Deal, altresì detta “tassonomia”, in una specie di doppio simposio inutile: da una parte il ragionamento solo ambientale, dall’altro quello solo economico. Generando una gran confusione di tempi e perdendo di vista gli obiettivi.
Il gas non è una fonte ecologica e continua a emettere CO2, ma è la meno inquinante fra le fonti fossili. Usare solo quello per arrivare all’Eldorado del tutto da rinnovabili, però, espone a una forte dipendenza politica. Non solo un Paese, ma un’intera area, in questo caso l’Unione europea, che non ha indipendenza energetica non ha neanche piena indipendenza politica. Il che suggerisce l’opportunità di non dipendere da una sola fonte. Nel caso del gas ci sono le navi statunitensi di gas liquido (ottenuto in modo non proprio ecologico e che necessita di rigassificatori che in Italia non si vollero) a far da contraltare alla pressione russa per aprire il secondo gasdotto, a Nord. Se non si vuol dipendere solo da questa fonte – il cui prezzo si è ora anche impennato – e non si vuole aumentare la produzione da carbone, ci sono le centrali nucleari. Da quella fonte oggi arriva molta energia elettrica non rinunciabile. Mentre nuove tecnologie sono allo studio.
Quel che non si può fare è ragionare solo di un aspetto o pretendere che ciascuno abbandoni quel che ad altri non piace (in Francia il 67% dell’energia è prodotta da nucleare e una parte la compriamo noi).
La Redazione
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