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Cosa servirà al prossimo Papa, parla il cardinale Crescenzio Sepe

Crescenzio Sepe, cardinale nonché arcivescovo emerito di Napoli, riflette sulla scelta del successore di Papa Francesco

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Ha già partecipato all’elezione di due papi. E sarà presente al pre-Conclave, cioè la fase precedente al processo vero e proprio che porta alla nomina di un pontefice. Il cardinale nonché arcivescovo emerito di Napoli, Crescenzio Sepe, riflette con “La Ragione” sulla scelta del successore di Francesco.

«Non è importante che il nuovo papa sia italiano o meno. Certo, dovrà avere personalità e fede in Cristo per affrontare momenti difficili». Sepe, 82 anni il prossimo giugno, ricorda che fu complicato individuare anche l’erede di Giovanni Paolo II. «Ma ora le difficoltà sono maggiori, ci sono oltre 40 guerre nel mondo, una situazione che grida vendetta agli occhi di Dio. C’è la questione della pace. Il nuovo papa deve essere un uomo pieno dello spirito di Dio e di Cristo, il primo testimone della verità del Vangelo. Cristo è il principe della pace. Anche Pio XII e Giovanni Paolo II hanno sempre gridato e messo la propria responsabilità morale affinché le guerre terminassero. Le conseguenze delle guerre sono immaginabili, quindi il prossimo pontefice dovrà essere spiritualmente molto forte, dotato di equilibrio e saggezza».

Secondo l’arcivescovo emerito di Napoli, dopo il pontificato ‘di rottura’ di Francesco «il prossimo Santo Padre dovrà agire all’interno della Curia e della Chiesa. Per unire là dove ci sono frazioni, dove c’è una forma di divisione dal contesto di unità che ha sempre caratterizzato la Chiesa di Gesù. Il nuovo papa dovrà quindi essere capace di evitare di prendere posizioni per l’uno o per l’altro e trovare piuttosto un equilibrio tra le parti, per scongiurare ogni rischio di spaccature».

Tornando al rapporto con papa Francesco, il cardinale Crescenzio Sepe ricorda la prima delle due visite di Bergoglio a Napoli, nel 2015. Nel Duomo (la scena è tornata a essere virale in questi giorni) Francesco fu amorevolmente ‘assalito’ dalle monache di clausura: «Quella visita faceva parte degli incontri previsti per il Santo Padre. Siccome in città ci sono diversi monasteri di clausura, approfittando della possibilità che mi concedeva il Codice di diritto canonico di dispensarle dalla loro condizione, le feci partecipare a un incontro con il pontefice» racconta Sepe.

«Dissi loro che lo avrebbero salutato alla base dell’altare al termine dell’incontro. Invece, appena arrivato, Francesco si andò a sedere e a quel punto una delle suore francescane si alzò e gli si avvicinò con un pacchetto sotto al braccio. Tutte le altre fecero lo stesso, precipitandosi dagli scranni canonicali per salutarlo. Finì che Bergoglio fu ‘tirato’ a destra e sinistra, rischiò addirittura di cadere, eppure si mise a ridere: l’ennesima prova della sua grande umanità. Io non sapevo che qualcuno stesse filmando la scena, mi si sente parlare in dialetto per calmare le suore. In seguito, quando lo rividi in Vaticano, il papa mi chiese loro notizie, voleva sapere come stessero».

Dieci anni fa il cardinale Sepe accompagnò papa Bergoglio anche a Scampia: «Gli raccontai che la mia prima tappa da arcivescovo di Napoli fu di andare lì e lui volle fare come me. Voleva affrontare uno degli argomenti più toccanti della sua visita, cioè la ribellione al male per far germogliare il seme della speranza. Da allora Scampia vive con questo messaggio del papa, con le sue parole di speranza: la necessità di non arrendersi al male e di non cedere alla tentazione dell’illegalità. Tutti a Scampia ricordano quelle parole di papa Francesco».

di Marco Carta

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