Discipline Stem a due velocità: il Nord galoppa, il Sud arranca. Parla Jessica Niewint, tecnologa di Indire
Sono ancora troppe le differenze nelle competenze Stem (acronimo di scienze, tecnologia, ingegneria, matematica) tra gli studenti del Nord e quelli del Sud Italia. Le parole di Jessica Niewint, tecnologa dell’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa (Indire)

Sono ancora troppe le differenze nelle competenze Stem (acronimo di scienze, tecnologia, ingegneria, matematica) tra gli studenti del Nord e quelli del Sud Italia. Queste discipline sono il fulcro della formazione e della ricerca necessarie a sostenere lo sviluppo scientifico-tecnologico. Servono a preparare le figure professionali in grado di guidare l’innovazione nei prossimi anni.
Fra i dati allarmanti diffusi da una recente ricerca promossa dalla Fondazione Agnelli e dalla Fondazione Rocca sui divari educativi nel nostro Paese, si legge che l’Italia è tra le realtà con le maggiori disparità territoriali di apprendimento in Europa.
Non solo. Il divario in matematica tra uno studente della secondaria di secondo grado del Sud e uno del Nord-Est corrisponde a oltre due anni di scuola in meno. Disuguaglianze scolastiche che sono lo specchio di un sistema territoriale frammentato, in cui non tutti hanno gli stessi diritti. Se andare a scuola a Varese o a Messina fa ancora una grande differenza in termini di apprendimento, vengono poste le basi per condizioni di disparità. Che finiscono per diventare ancora più acute nel tempo. Non a caso, come evidenziato dallo studio, i divari di apprendimento diventano più ampi nella scuola media. E si cronicizzano alle superiori, quando si arriva al momento della scelta di un indirizzo.
Nelle regioni del Sud si trova la maggiore percentuale di studenti al di sotto del “livello 3”. Che Invalsi definisce come «soglia minima di competenze adeguate raggiunte in italiano e matematica in ogni grado scolastico». Inoltre più del 60% degli studenti di Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna non ha competenze adeguate in matematica. «Gran parte del tessuto industriale e accademico italiano è concentrata al Nord» spiega a “La Ragione” Jessica Niewint. Tecnologa dell’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa (Indire). «Il Sud invece, pur avendo investito molto in scuole spesso attive e dinamiche, fatica a mettere in atto processi educativi efficaci. Un elemento che non riguarda tanto ciò che avviene in aula, ma quanto accade dopo. Il tessuto economico è più fragile, le infrastrutture sono carenti, mancano le connessioni con il mondo del lavoro».
Secondo l’Istat, alla laurea in discipline Stem arriva il 41,4% degli studenti maschi del Nord e solo il 27,5% di quelli del Mezzogiorno. A livello femminile, al Nord il 17,5% delle studentesse ha una laurea in discipline scientifiche, contro il 16% di quelle meridionali. Un dato che mostra come al divario territoriale si sommi anche quello di genere. «Dobbiamo mostrare fin dalla scuola primaria che non si tratta di materie astratte. Con l’aiuto dei docenti è importante abbattere gli stereotipi e far vedere che chi lavora in questi ambiti può avere passioni artistiche, essere creativo, essere donna» osserva Niewint.
Il maggior numero di laureati in discipline Stem si concentra in regioni come Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, mentre Calabria, Sicilia e Puglia fanno registrare l’incidenza più bassa. A influenzare i dati non è soltanto la mancanza di investimenti, laboratori e docenti specializzati, ma anche le condizioni socioeconomiche, con minori opportunità educative e famiglie spesso non in condizione di sostenere percorsi universitari lunghi. «La povertà educativa incide moltissimo. E parte già dalla prima infanzia» sottolinea Jessica Niewint. «Se nei primi anni di scuola non si gettano basi solide, gli studenti cresceranno con la convinzione di non essere portati per la matematica o le discipline scientifiche. Questo vale soprattutto per le ragazze: spesso si autovalutano in modo negativo, sentendosi meno capaci».
Per colmare davvero i divari nelle discipline Stem non bastano iniziative isolate né programmi calati dall’alto: «Occorre piuttosto una strategia condivisa, radicata nei territori e costruita intorno ai bisogni concreti degli studenti, già a partire dalla scuola media, costruendo contesti motivanti ed esempi positivi. Le materie Stem sono un’opportunità di educazione e formazione per tutti, non un insieme di materie solo per pochi».
di Valentina Monarco
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!