Skip to main content
Scarica e leggi gratis su app
Edith Bruck

I conti non fatti con il passato, parla Edith Bruck

Le parole di Edith Bruck, 93 anni, superstite dell’Olocausto. Ha raccontato l’incontro a Roma di 11 anni fa con la sua kapò di Auschwitz nel libro “La donna dal cappotto verde” edito da La Nave di Teseo. E tanto altro

|

I conti non fatti con il passato, parla Edith Bruck

Le parole di Edith Bruck, 93 anni, superstite dell’Olocausto. Ha raccontato l’incontro a Roma di 11 anni fa con la sua kapò di Auschwitz nel libro “La donna dal cappotto verde” edito da La Nave di Teseo. E tanto altro

|

I conti non fatti con il passato, parla Edith Bruck

Le parole di Edith Bruck, 93 anni, superstite dell’Olocausto. Ha raccontato l’incontro a Roma di 11 anni fa con la sua kapò di Auschwitz nel libro “La donna dal cappotto verde” edito da La Nave di Teseo. E tanto altro

|
|

Le parole di Edith Bruck, 93 anni, superstite dell’Olocausto. Ha raccontato l’incontro a Roma di 11 anni fa con la sua kapò di Auschwitz nel libro “La donna dal cappotto verde” edito da La Nave di Teseo. E tanto altro

La donna col cappotto verde le sussurra alle spalle: «Ma tu sei Edith di Auschwitz?». Si ritrovano a Roma, vicino a via del Babuino, zona centralissima dove Edith Bruck vive da anni. La donna col cappotto verde è un’ex kapò del lager: «Era il nostro capo: dava ordini, ma anche botte. Era una sopravvissuta polacca, deportata due anni prima di noi. Eseguiva insieme ad altri gli ordini dei tedeschi, annunciavano la selezione, ci mettevano in riga». Cinque persone per fila, se ce n’erano di meno gli ultimi due finivano al crematorio: «La lotta era sempre quella: essere in cinque. Pensi che problema enorme… Per non essere tagliati fuori, si arrivava perfino a comprare una persona in cambio di un pezzo di pane. Ma poi magari, in un’altra fila, qualcuno rimaneva di nuovo fuori…».

Edith Bruck, 93 anni, è una superstite dell’Olocausto. Ha raccontato l’incontro a Roma di undici anni fa con la sua kapò di Auschwitz nel libro “La donna dal cappotto verde” edito da La Nave di Teseo: «Nei campi portava un cappotto di tweed. Prendevano i cappotti più belli, più caldi, quelli che avevano tolto a noi. Quando ho sentito di nuovo la sua voce è stato come ricevere una coltellata, un colpo di pistola alla schiena. Da quel momento ha iniziato a perseguitarmi. Aveva paura che la denunciassi. Cercava di offrirmi la sua casa a metà prezzo, ma io non avevo soldi. Mi invitava a prendere un caffè. Avevo paura di lei».

La donna dal cappotto verde è sparita poco dopo all’improvviso, così come era apparsa. Edith Bruck ne ha scritto, come ha scritto libri, saggi e racconti per mantenere vivo il ricordo: «Per me ogni giorno è il Giorno della Memoria. Ridurre tutto a un solo giorno, in cui tutti ne parlano, rischia di essere controproducente» dice a “La Ragione”. E sul pericolo che tutto prima o poi sarà dimenticato cerca di essere ottimista: «Io non sono d’accordo con Liliana Segre che dice che tutto finirà nell’oblio, che nessuno ricorderà più niente, che tutto sarà cancellato. Io credo che qualcosa rimarrà».

A inizio febbraio il murale che la raffigura insieme a Liliana Segre e Sami Modiano è stato di nuovo vandalizzato: «L’antisemitismo non è mai stato estirpato e mai lo sarà. Ogni volta che succede qualcosa, come la guerra a Gaza, riemerge. È sempre lì, sotto le ceneri, pronto a riaccendersi». Oggi più che mai: «Come sempre la colpa ricade su tutti gli ebrei, come se tutti pensassero quello che pensa Netanyahu. Ma non è così. Anzi, quello che sta accadendo sta creando dei danni agli ebrei di tutto il mondo. Non c’è l’ebreo singolo: “Voi ebrei, voi ebrei, voi ebrei”. Tutti vengono giudicati insieme».

«È così da sempre» aggiunge con la voce incrinata. Si rilassa un po’ quando parla dell’Italia che l’ha accolta negli anni Cinquanta. Molto diversa, racconta, da quella di oggi: «All’epoca non ho mai avvertito odio nei miei confronti. Nonostante gli stenti la sera ci si divideva la zuppa di cavoli. Era una povera Italia, oggi è più ricca ma non si divide più niente. Mi sembra diventata un Paese indifferente, disumanizzato». E che non ha fatto ancora i conti con il proprio passato: «Nessun Paese si è confrontato con la propria storia dopo la guerra. È sempre un “Facciamo la pace, viviamo in pace, cancelliamo tutto, cominciamo da capo”. E così non cambia nulla. In Europa l’unico Paese che in qualche maniera si è confrontato con il proprio passato è stato proprio la Germania». Dove però oggi si riaffaccia lo spettro dell’estrema destra di AfD: «È un disastro. Non solo per me in quanto ebrea ma per tutte le democrazie, se ancora ce ne sono». Le fa paura? «Io non credo che la storia possa mai ripetersi nella stessa misura. Credo sia impossibile che dopodomani un milione di bambini vengano bruciati in un forno crematorio».

di Giacomo Chiuchiolo

La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!

Leggi anche

Silvia Ziche: «Faccio credere che i personaggi che disegno esistano. E alla fine ci credo anch’io»

21 Febbraio 2025
Silvia Ziche è una delle decane delle fumettiste, specialmente nel campo del fumetto comico. Ori…

PFM, venerdì esce “PFM canta De André”: “Una tribù per Fabrizio “

19 Febbraio 2025
Venerdì 21 febbraio sarà senza dubbio una data da segnare sul calendario per gli appassionati di…

Tempo di poesia e note, parla il cantautore Francesco Tricarico

14 Febbraio 2025
Dopo aver incantato il pubblico al Premio Tenco 2024 con tre applauditissime esibizioni in altre…

Un manifesto per la mia terra, parla Rocco Hunt – IL VIDEO

13 Febbraio 2025
Un brano per rendere omaggio alla sua terra ma anche un nuovo capitolo della sua carriera musica…

Iscriviti alla newsletter de
La Ragione

Il meglio della settimana, scelto dalla redazione: articoli, video e podcast per rimanere sempre informato.

    LEGGI GRATIS La Ragione

    GUARDA i nostri video

    ASCOLTA i nostri podcast

    REGISTRATI / ACCEDI