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Joan Baez: “Il Coraggio? Fare la cosa giusta anche quando si ha paura”

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Joan Baez è stata ospite della serata d’apertura de La Milanesiana al Teatro Franco Parenti di Milano

Joan Baez

Joan Baez: “Il Coraggio? Fare la cosa giusta anche quando si ha paura”

Joan Baez è stata ospite della serata d’apertura de La Milanesiana al Teatro Franco Parenti di Milano

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Joan Baez: “Il Coraggio? Fare la cosa giusta anche quando si ha paura”

Joan Baez è stata ospite della serata d’apertura de La Milanesiana al Teatro Franco Parenti di Milano

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Sono passate le 21 da qualche minuto al teatro “Franco Parenti” di Milano quando sul palco sale Joan Baez, ospite della prima serata della Milanesiana, rassegna ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi giunta alla sua 26esima edizione. L’aria vibra, l’applauso si spegne nel silenzio attento di chi sa di essere davanti a un gigante. Perché per raccontare in poche righe chi sia Joan Baez, cosa abbia fatto nella sua vita tra arte e attivismo, servirebbe una serie di libri e probabilmente non si riuscirebbe neanche lontanamente a essere esaustivi.

L’occasione è la presentazione del suo nuovo libro di poesie “Quando vedi mia madre, chiedile di ballare”, edito in Italia dalla Nave di Teseo, in dialogo con lo scrittore due volte premio Strega Sandro Veronesi. Dopo la lettura di alcune poesie del volume, una più bella dell’altra (chi scrive ha letteralmente pianto), impossibile non dedicare un pensiero al suo Paese – quegli Stati Uniti per cui tanto ha fatto lungo la sua vita – e in particolar modo al presidente Trump: «L’amministrazione Bush era preparata, colta, animata da buone intenzioni e compassionevole, se paragonata a ciò che abbiamo oggi. La situazione attuale va oltre ogni possibile descrizione. Nessuno sa davvero come definirla. Appartengo alla generazione degli anni Sessanta, quella dell’attivismo. Se allora ci avessero chiesto di scrivere una storia assurda, surreale, probabilmente avremmo scritto qualcosa di molto simile a quella che stiamo vivendo ora».

Quante differenze con l’oggi, un’epoca in cui quasi più nessuno scende in piazza: «Per prima cosa, diciamolo chiaramente, non c’è confronto possibile. Per anni siamo rimasti in attesa che qualcosa cambiasse, come se dovesse arrivare dal nulla. Siamo stati una società pigra, assopita. Poi all’improvviso siamo stati travolti da una valanga di male, di crudeltà. Sì, ci sono marce, incontri, momenti di mobilitazione. Ma non hanno la forza, la portata e la dimensione di quelli del passato. Neanche si avvicinano a ciò che vediamo oggi in Paesi come la Turchia o Israele, dove le strade si riempiono davvero. Negli Stati Uniti ci sono tantissime persone che si pongono la stessa domanda: “Cosa posso fare?”. E sono sincere, profondamente convinte. Ma non trovano una risposta abbastanza forte e chiara da trasformarsi in una marcia, in una protesta collettiva» ha detto Baez. Lei che di marce, di canzoni, di battaglie lungo la sua vita ne ha fatte tante: «Spesso mi dicevano “Ma signora, dove prende tutta questa speranza?”. No, io non avevo speranza. E comunque ho fatto tutto quello che ho fatto, questo è l’importante. Recentemente ho sentito che la speranza è come un muscolo: occorre esercitarlo per renderlo sempre più forte».

Mentre racconta tutto questo, scalza sul palco, sorride e gli occhi le si illuminano. Artisti così non ne nascono più. Tra le tante incredibili personalità al cui fianco Baez ha camminato, una delle più grandi è stata senza dubbio quella di Martin Luther King: «Fu un momento di svolta nella mia vita, ma allo stesso tempo mi ha rafforzato, soprattutto in un periodo di cambiamento come quello che stavo vivendo. Si trattava di incontri organizzati per gli studenti delle scuole superiori, incentrati su temi come la nonviolenza. Ogni anno veniva invitato un oratore speciale. All’epoca avevo 15 o 16 anni. Ogni volta che ripenso a quel momento, alla prima volta in cui lo ascoltai, mi vengono le lacrime agli occhi. Cominciò a parlare e mi commosse profondamente. Avevo studiato, stavo leggendo molto sulla nonviolenza. Ma lì davanti a noi c’era una persona reale, che organizzava migliaia di persone per manifestare nelle strade, nei luoghi più pericolosi possibili. Con un coraggio straordinario», quello di cambiare il mondo: «Non credo che si nasca coraggiosi. Penso che il vero coraggio stia nel fare ciò che è giusto anche quando si ha paura. Martin Luther King ne aveva eccome, durante le marce che organizzava. Ma non aveva scelta. E proprio per questo ha dimostrato un coraggio immenso».

di Federico Arduini

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