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Lo Spazio che ho trovato, parla l’astronauta Paolo Nespoli

313 giorni, 2 ore e 36 minuti: il tempo che l’ex astronauta Paolo Nespoli ha trascorso in orbita grazie a tre missioni spaziali. Le sue parole

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Con i nuovi progressi in ambito spaziale, entro il 2050 potremmo essere tutti dei turisti dello Spazio. Un traguardo che l’ex astronauta Paolo Nespoli auspica ai più: «Trovarsi in assenza di gravità e vedere la Terra dalla Stazione spaziale internazionale sono due esperienze estremamente arricchenti, sarebbe bello se potessero provarle in tanti, dai cittadini comuni ai politici. Da lassù tutti gli uomini acquisiscono una percezione diversa del proprio corpo e della Terra». Consapevolezze che Nespoli conosce molto bene: 313 giorni, 2 ore e 36 minuti il tempo totale che ha trascorso in orbita grazie a tre missioni spaziali, con il primo lancio avvenuto il 23 ottobre 2007. Esperienze racchiuse nel suo libroDall’alto i problemi sembrano più piccoli”. Quando gli chiediamo il perché di questo titolo, ci risponde spiegando che «da lassù si riesce a vedere il mondo in modo diverso, essere così lontani ti allarga la prospettiva». Un esempio? «I confini nazionali, così come li conosciamo noi, dall’alto non esistono. L’unico confine che si vede è il muro dell’atmosfera che ci separa dal vuoto dell’universo senza il quale noi non ci saremmo. Dallo Spazio si vede quanta attenzione poniamo a quei confini nazionali, mentre quello così unico – che permette la vita sulla Terra – non lo teniamo in considerazione. E invece dovremmo ricordarcene sempre» osserva Nespoli. Parole e concetti che per primi furono espressi dai totem dell’esplorazione spaziale, il sovietico Yuri Gagarin e lo statunitense Neil Armstrong.

Una carriera breve ma intensa quella di Nespoli, terminata nel 2021 a causa di un linfoma cerebrale di tipo B – fortunatamente trattato – che ha costretto l’astronauta italiano ad abbandonare il suo lavoro. Ma se si pensa che quei viaggi nello Spazio non sarebbero mai avvenuti senza l’incontro con Oriana Fallaci, quel ritiro prematuro assume un significato diverso, decisamente sopportabile. Nel 1982, a cinque anni dall’inizio della sua carriera militare, Nespoli era stato inviato in Libano per far parte della Forza multinazionale di pace. Fu lì che conobbe la celebre giornalista. Un incontro fondamentale non soltanto perché i due ebbero una storia d’amore, ma perché fu proprio la scrittrice a spingere l’allora 27enne Nespoli a perseguire il sogno di diventare astronauta.

Ricorda Nespoli: «Fa parte di quelli che definiamo “i casi della vita”. Oriana mi chiese cosa volessi fare da grande e le confessai il sogno che avevo fin da bambino: viaggiare nello Spazio. Lei mi rispose in modo molto diretto: “Se lo sogni davvero, dovresti almeno provare a realizzarlo”. Quelle parole divennero per me un vero tarlo, finché non decisi di provare davvero a concretizzare questo obiettivo che reputavo impossibile. E ci riuscii».

Quell’incoraggiamento gli è rimasto talmente dentro che lo ha fatto suo, al punto da ripeterlo ancora oggi nei suoi incontri con i ragazzi nelle scuole: «Cerco di far capire agli studenti che, quando avevo la loro età, da un lato volevo fare l’astronauta ma dall’altro vedevo un futuro buio, nero, pieno di tuoni e di fulmini. La vita a volte sembra essere così cupa, ma quando uno ci si mette e non demorde magari può fare degli errori, però se li sfrutta per imparare e andare avanti anche l’obiettivo apparentemente più impossibile può diventare possibile».

di Claudia Burgio

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