“Non è questa la cultura dell’Iran”
Intervista ad Alessia De Luca, analista Ispi e conoscitrice della situazione, su quanto sta accadendo in Iran e sulla reazione della comunità internazionale
Dopo l’appello di Mattarella, dei giorni scorsi, ci si interroga sulla possibilità che le pressioni internazionali possano fermare la repressione durissima in Iran. È possibile? Si è fatto abbastanza o la comunità internazionali e organi come le Nazioni Unite hanno altri strumenti da mettere in campo?
“Purtroppo al momento la comunità internazionale ha messo in campo tutti gli strumenti di cui disponeva, che sono quelli della pressione, anche mediata, del mantenere l’attenzione sulla violentissima e brutale repressione che è in corso ormai da quasi cinque mesi. Quando un paese si isola, come ha fatto l’Iran in passato e come sta facendo, è più difficile anche per enti come l’Onu intervenire diversamente rispetto a quanto già fatto, ossia con le sanzioni economiche, che peraltro hanno già contribuito ad aumentare la povertà della Repubblica islamica”, spiega Alessia De Luca, analista Ispi, conoscitrice della situazione in Iran.
Il parallelo con la Russia e le sanzioni economiche nei confronti di Mosca, dunque, non è possibile perché con la Federazione russa i rapporti commerciali erano molto maggiori e nel giro di un anno, dall’inizio del conflitto in Ucraina, sono fortemente cambiati, riducendosi.
Nel frattempo, però, l’ambasciatore iraniano a Roma, Mohammad Reza Sabouri, ha incontrato la stampa e difeso la linea dura del regime, affermando che “La Repubblica islamica dell’Iran accetta e condivide il diritto internazionale e rispetta i diritti delle donne. Rispettiamo i valori umani, ma non accettiamo la pretesa di alcuni Paesi di imporre la loro cultura e il loro stile di vita ad altre società – ha spiegato in conferenza stampa – la libertà, di pensiero e scelta, è uno dei valoro dell’Islam”.
“Io non penso che quella della repressione e del regime dell’Ayatollah sia la vera espressione della cultura iraniana, quanto piuttosto della Repubblica islamica che governa. Purtroppo all’interno i riformisti sono stati messi a tacere. Credo, comunque, che quanto accaduto abbia segnato una svolta e difficilmente si potrà tornare indietro”, commenta De Luca a La Ragione.
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