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Sempre più giovani si affidano all’intelligenza artificiale

Gli adolescenti si affidano sempre di più all’intelligenza artificiale per conversare e avere consigli. E questo può diventare molto pericoloso

 

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Gli adolescenti si affidano sempre di più all’intelligenza artificiale per conversare e avere consigli. E questo può diventare molto pericoloso.

Il risultato di una ricerca sui giovani statunitensi condotta da Common Sense Media

È il risultato di una ricerca sui giovani statunitensi condotta da Common Sense Media, da cui è emerso che «circa il 72% degli adolescenti negli Usa fra i 13 e i 17 anni ha fatto ricorso alla ‘compagnia’ dell’intelligenza artificiale almeno una volta. E più della metà del campione lo fa ogni giorno».

Perché i giovani si affidano all’intelligenza artificiale

I teenager scelgono le app di AI per fare quattro chiacchiere, cercare insomma qualcuno con cui fare amicizia (alcuni rivelano in chat anche il proprio nome e il luogo in cui vivono), condividere segreti personali e avere interazioni addirittura intime.

E lo fanno principalmente per diversi motivi: l’intelligenza artificiale è in grado di offrire risposte immediate, senza filtri e soprattutto senza che questi ragazzi si sentano giudicati, qualunque cosa essi scrivano.

È così che si crea un ‘rapporto di fiducia’ con il chatbot. Ed è questo il più grande pericolo.

Common Sense Media: “Un rischio inaccettabile”

Common Sense Media e molti esperti ritengono che si tratti di un «rischio inaccettabile» per gli adolescenti.

Giovani che potrebbero rimanere estraniati dalla realtà affidando pensieri ed emozioni a una macchina.

Di app basate sull’intelligenza artificiale ce ne sono ormai parecchie: da ChatGpt a Grok (l’AI di Elon Musk che ha anche elogiato Adolf Hitler…), passando per Replika, Character.Ai, Nomi e Claude. E sono sempre più utilizzate.

Gli adolescenti le conoscono tutte e chiedono consigli a ciascuna di loro. Ricavandone alcune dritte virtuali, ma i rischi sono estremamente reali.

di Filippo Messina

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