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40 anni fa la prima passeggiata spaziale di una donna

Svetlana Evgen’evna Savickaja ha solo 16 anni, un nome importante e un futuro ancora da scrivere che la consegnerà alla Storia

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40 anni fa la prima passeggiata spaziale di una donna

Svetlana Evgen’evna Savickaja ha solo 16 anni, un nome importante e un futuro ancora da scrivere che la consegnerà alla Storia

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40 anni fa la prima passeggiata spaziale di una donna

Svetlana Evgen’evna Savickaja ha solo 16 anni, un nome importante e un futuro ancora da scrivere che la consegnerà alla Storia

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Svetlana Evgen’evna Savickaja ha solo 16 anni, un nome importante e un futuro ancora da scrivere che la consegnerà alla Storia

C’è una ragazza che sta cadendo giù dall’alto. Scende a grande velocità come se fosse un proiettile umano. Improvvisamente – a metà di quella corsa fra cielo e terra – si apre un paracadute, rallenta la caduta e le permette di toccare terra sana e salva nel bel mezzo della campagna russa. La protagonista di questa vicenda ha solo 16 anni, un nome importante e un futuro ancora da scrivere che la consegnerà alla Storia.

Si chiama Svetlana Evgen’evna Savickaja, è nata a Mosca nel 1948 ed è la figlia di un uomo molto in vista nell’allora Urss. Suo padre è infatti Evgenij Savickij, un pilota dell’aviazione pluridecorato talmente importante che dopo il conflitto mondiale viene nominato a capo della difesa aerea sovietica. È un uomo severo il signor Savickij, fedele alla dottrina comunista e rigido nei propri princìpi. Svetlana invece è intraprendente, coraggiosa e fuori dagli schemi. I racconti del padre sulle avventure vissute in cielo l’hanno sempre affascinata. E allora ha deciso di provare anche lei a salire lassù, fra le nuvole, cimentandosi con il paracadutismo.

C’è un problema: quella non è un’attività comunemente riservata alle donne e quindi la giovane Svetlana è costretta a fare tutto tenendo all’oscuro la propria famiglia. Ma trascorre poco tempo prima che la voce arrivi all’orecchio di suo padre. Il quale però, anziché redarguirla, decide di incoraggiarla affascinato dall’audacia della figlia. Ed è la scelta giusta, perché Svetlana – a soli 17 anni – vanta già 450 lanci e, appena un anno dopo, stabilisce per ben due volte il record di altitudine di lancio stratosferico. Fra il 1975 e il 1978 abbatte numerosi primati e comprende presto che ormai è giunto il momento di fare un ulteriore passo in avanti. Così nel 1980 si iscrive ai test per diventare cosmonauta e li supera brillantemente. Inizia a quel punto la seconda parte della sua vita, quella nella quale osserverà il mondo non più dalle altitudini terrestri ma direttamente dalle stelle.

Anche perché Svetlana ha un modello da imitare: Valentina Tereškova, la prima donna ad aver volato nello spazio nel 1963. Nel 1982 viene aggregata al programma Sojuz T-7 e il 19 agosto dello stesso anno diviene la seconda donna della Storia ad andare in orbita. Ma non è questo il momento nel quale il suo nome entra nella memoria collettiva. Il giorno che la consegna alla leggenda è il 25 luglio di quarant’anni fa esatti: Svetlana lascia la navicella che la sta trasportando ed effettua una passeggiata nello spazio. Nessuna donna prima di lei lo aveva fatto. Rimane sospesa nel cosmo per circa tre ore e mezza e da lì guarda la Terra che sembra lontanissima. Le tornano alla mente quei primi lanci col paracadute compiuti di nascosto dal padre, che le davano l’ebrezza di una grande avventura mentre ora è lì, fra le stelle. Il padre, che sta seguendo la missione da Mosca, per una volta viene sopraffatto dall’emozione.

Quando rientra sulla Terra, Svetlana è già entrata nel mito. Viene ricoperta di onorificenze e mostrata al mondo come il prototipo della donna sovietica, forte e determinata. Si ritira nel 1993, quando ormai il Muro è caduto e quell’Urss di cui era divenuta un simbolo non esiste più. Viene eletta deputato del Partito comunista della Federazione Russa e nel 2023 le viene dedicata una moneta celebrativa in occasione del suo 75esimo compleanno. A eterno ricordo dell’impresa di quella ragazza che desiderava volare. E che alla fine è riuscita ad arrivare là dove nessuna donna era mai giunta prima.

di Stefano Faina e Silvio Napolitano

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