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Il nudo è vivo e lotta con noi

Robert Mapplethorpe fotografo nato dalla fucina di Andy Warhol e le sue opere artistiche di nudo.
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Il nudo è vivo e lotta con noi

Robert Mapplethorpe fotografo nato dalla fucina di Andy Warhol e le sue opere artistiche di nudo.
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Il nudo è vivo e lotta con noi

Robert Mapplethorpe fotografo nato dalla fucina di Andy Warhol e le sue opere artistiche di nudo.
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Robert Mapplethorpe fotografo nato dalla fucina di Andy Warhol e le sue opere artistiche di nudo.
«Se fossi nato qualche centinaio di anni fa, forse sarei stato uno scultore. In fondo la fotografia è un modo più sbrigativo di fare scultura». Impossibile non pensare a Michelangelo guardando le immagini di Robert Mapplethorpe, protagonista della scena artistica newyorchese degli anni Ottanta. E infatti nel 2009 si tiene a Firenze la mostra dal titolo “La perfezione della forma” dove il fotografo americano viene accostato al genio del Davide nella Galleria dell’Accademia. Come molti altri, anche lui nasce dalla fertile fucina di Andy Warhol e inizialmente si esprime con le Polaroid per documentare i locali gay underground della Grande Mela, senza trascurare le scene erotiche estreme. Per questo all’inizio viene brutalmente criticato, ma è lui ad aprire una nuova idea di nudo spregiudicato e autentico nella storia dell’arte. Trae ispirazione dai poeti maledetti, soprattutto Rimbaud, cui dedica il libro fotografico “A Season in Hell” (“Una stagione all’inferno”): una serie di immagini superlative tra le quali compare un autoritratto con le corna. Amico e compagno della cantante e poetessa Patty Smith sin dagli esordi, presto si dedica alla fotografia in studio dove diventa un maestro delle luci e della tecnica. Roland Barthes cita spesso i suoi “quadri viventi” e la trasposizione della pornografia nell’arte viene superata anche attraverso la sua bisessualità. Non è solo una celebrazione di corpi e organi maschili, ma anche femminili: Lisa Lyon, la prima campionessa mondiale di body building, viene ripresa dal suo obbiettivo in ogni modo, ma sempre con un’attenzione maniacale alla perfezione della composizione e dei toni vellutati nel bianco-nero di eccellenza assoluta. In contrasto con l’anarchia del suo pensiero, sorprendono la perfezione del lavoro, la serietà esemplare con cui cura i dettagli, l’alto livello tecnico delle immagini grazie anche alla sua fidata Hasselblad (una delle fotocamere più celebrate nella storia della fotografia) e agli obbiettivi Zeiss, tra i quali gli inarrivabili apocromatici. Questi ultimi, con l’utilizzo di diversi tipi di vetro tra cui la fluorite, risolvono in grande misura uno dei maggiori problemi della qualità dell’immagine. Sono infatti capaci di mettere a fuoco le diverse lunghezze d’onda di colori differenti come il blu, il rosso e il verde praticamente sullo stesso punto, che altrimenti darebbero una strana sovrapposizione di diverse immagini, leggermente sfalsate l’una dall’altra. Difetti che sembrano minimi, su cui si potrebbe forse sorvolare, ma nel vedere la differenza negli ingrandimenti di qualità si resta sbalorditi dalla sensazione di incisione e di nettezza dei particolari più minuti. Robert Mapplethorpe, principe della perfezione che nasce a New York nel 1946, si spegne nel marzo del 1989 nel New England Deaconess Hospital di Boston, a soli 43 anni, per raggiungere gli altri poeti maledetti che tanto amava. Di Roberto Vignali

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