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L’invenzione della Coca-Cola

Tutto inizia nel 1865 con il lavoro del medico chirurgo John Stith Permberton: una storia di dolore ma anche di gioie che non conoscono la fine

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L’invenzione della Coca-Cola

Tutto inizia nel 1865 con il lavoro del medico chirurgo John Stith Permberton: una storia di dolore ma anche di gioie che non conoscono la fine

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L’invenzione della Coca-Cola

Tutto inizia nel 1865 con il lavoro del medico chirurgo John Stith Permberton: una storia di dolore ma anche di gioie che non conoscono la fine

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Tutto inizia nel 1865 con il lavoro del medico chirurgo John Stith Permberton: una storia di dolore ma anche di gioie che non conoscono la fine

Nel 1865, durante la Guerra di secessione americana, fra le file del 3º Gruppo Squadroni di Cavalleria della Georgia combatte un tenente colonnello di appena 34 anni, di nome John Stith Pemberton. Laureato in Medicina e Farmacologia, Pemberton ha lavorato come chirurgo ed è anche titolare di una piccola impresa farmaceutica. Allo scoppio del conflitto lascia tutto e si arruola, desideroso di fare la sua parte nell’esercito confederato.

Nel corso di una delle ultime battaglie, a Columbus, viene ferito da un colpo di sciabola all’addome. Rimane convalescente per settimane, con un dolore lancinante che non lo abbandona mai. Da esperto qual è, sa benissimo che l’unica via per placare gli spasmi che lo attanagliano è una: affidarsi a massicce dosi di morfina. Continua così ad assumerne per mesi, fino a quando – ormai dipendente dalla sostanza – comprende che bisogna ingegnarsi per trovare un altro rimedio.

Si trasferisce ad Atlanta e inizia a lavorare a uno sciroppo a base di Cephalanthus occidentalis, una pianta medicinale che se assunta per lunghi periodi può però rivelarsi estremamente tossica. Il dottore si trova così costretto a escogitare un rimedio. Sostituisce la Cephalanthus con foglie di coca e damiana, alle quali aggiunge del vino. Nasce così la “Pemberton’s French Wine Coca”, una bevanda che viene pubblicizzata come rimedio per alleviare «dipendenze, depressione e nevrastenia femminile».

Il Movimento per la temperanza, un’organizzazione che si batte contro il crescente fenomeno dell’alcolismo, riesce a far promulgare nel 1886 una legge in base alla quale il consumo di alcolici nello Stato della Georgia viene messo al bando. Pemberton deve nuovamente ricominciare da capo. Sostituisce la damiana con la noce di cola e il vino con uno sciroppo di zucchero. Il tutto da allungare con acqua. La nuova versione riscuote meno consensi rispetto alla precedente, tant’è che da prodotto a uso medico viene retrocessa a bibita da servire tramite i cosiddetti soda fountain nei locali che vendono gelati e panini.

Poi, in un giorno di maggio, la svolta. Pemberton aggiunge dell’acqua frizzante anziché liscia al composto e il risultato è sorprendente. Qui entra in gioco Frank Mason Robinson, genio ante litteram del marketing che fiutando il potenziale del prodotto ribattezza la bibita con il nome dei suoi due componenti principali: la coca e la noce di cola. Coca-Cola, quindi. E per completare l’opera concepisce un’etichetta con il nome del prodotto scritto in grafia Spencerian. La nuova bibita piace, e molto. Ma Pemberton in quel momento non se la sta passando altrettanto bene. Sommerso dai debiti contratti per via di quella dipendenza dalla morfina che non è riuscito a curare, decide di vendere per soli 2.300 dollari la formula della sua invenzione ad Asa Griggs Candler, il magnate che fonderà poi la Coca-Cola Company. Il resto è storia.

Fra moltissimi alti e qualche caduta, a cavallo di tre secoli la Coca-Cola ha conquistato il mondo divenendo uno dei brand più riconoscibili in assoluto. Un tributo, seppur postumo, al genio di Pemberton il quale, scomparso in ristrettezze economiche nel 1888, non fece in tempo a vedere la sua creatura trasformarsi in un’icona planetaria. E dire che lo sfortunato e coraggioso medico di Atlanta cercava soltanto un rimedio per combattere il dolore che lo affliggeva. Non immaginava che da lì potesse prendere il via una storia che ancora non conosce fine.

di Stefano Faina e Silvio Napolitano

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