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Leni Riefensthal, uno sguardo lungo 101 anni

Di motivi per odiare Leni Riefensthal ce ne sarebbero molti, ma è stata la prima donna a produrre, dirigere, sceneggiare e recitare da protagonista
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Leni Riefensthal, uno sguardo lungo 101 anni

Di motivi per odiare Leni Riefensthal ce ne sarebbero molti, ma è stata la prima donna a produrre, dirigere, sceneggiare e recitare da protagonista
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Leni Riefensthal, uno sguardo lungo 101 anni

Di motivi per odiare Leni Riefensthal ce ne sarebbero molti, ma è stata la prima donna a produrre, dirigere, sceneggiare e recitare da protagonista
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Di motivi per odiare Leni Riefensthal ce ne sarebbero molti, ma è stata la prima donna a produrre, dirigere, sceneggiare e recitare da protagonista

Di motivi per odiarla ce ne sono parecchi, a partire dalla sua amicizia (e forse non soltanto quella) con Adolf Hitler. Helene Bertha Amalie Riefensthal detta Leni, nata a Berlino il 22 agosto 1902, è stata però una fotografa straordinaria nonché ballerina, attrice, regista e produttrice cinematografica. Inizialmente suo padre voleva inserirla nella florida azienda di famiglia, ma la madre aveva compreso il suo grande talento artistico e riuscì a iscriverla in una prestigiosa scuola di danza, grazie alla quale divenne una delle più importanti ballerine tedesche e partecipò a diverse tournée in tutta Europa.

Innamoratasi del cinema, Leni Riefensthal ottenne nel 1926 il suo primo ruolo da protagonista, cui ne seguirono altri: in breve arrivò al successo, diventando un’attrice famosa e apprezzata dal pubblico e dalla critica. Si appassionò anche alla regia e con “La bella maledetta” (1932) – considerato uno dei migliori film stranieri dal National Board of Review of Motion Pictures – è stata la prima donna a produrre, dirigere, sceneggiare e recitare da protagonista. Rimasta affascinata dal Führer cominciò a girare film di propaganda nazista, peraltro molto belli: uno di questi, “Trionfo della volontà”, vinse il Gran Premio all’Esposizione Internazionale di Arte e Tecnica della Vita Moderna di Parigi del 1937.

Il suo capolavoro “Olympia” – girato durante le Olimpiadi di Berlino del 1936 e considerato il miglior film di sempre sullo sport – vinse al Festival di Venezia del 1938 e si guadagnò le lodi sperticate della critica mondiale (tra cui quelle del “Los Angeles Time”). Su quelle stesse Olimpiadi pubblicò anche “Schönheit im olympischen Kampf”, uno stupendo libro di fotografie scattate grazie alle nuove meraviglie tecniche prodotte dalla Zeiss per la Contax, fra queste una linea di obbiettivi di qualità sbalorditiva per quel tempo (su tutti lo Zeiss Olympia Sonnar 180mm f 2,8 che fino a poco tempo fa veniva ancora prodotto dalla giapponese Nikon con uno schema ottico praticamente identico).

Alla fine della guerra Leni Riefensthal venne internata dagli Alleati per tre anni e processata quattro volte per le sue attività filonaziste, finendo sempre assolta perché non coinvolta direttamente nella guerra e nel genocidio perpetrato dal regime. Il suo passato dalle molte ombre compromise in parte la sua reputazione, costringendola a rinascere soprattutto come fotografa. I suoi reportage africani sui Nuba del Sudan negli anni Sessanta ebbero un grande successo, nel 1972 partecipò come fotografa accreditata alle Olimpiadi di Monaco e nel 1976 fu ospite d’onore a quelle di Montréal. A 71 anni prese il brevetto per le immersioni subacquee e le sue immagini della barriera corallina e dei fondali oceanici sono lavori eccellenti per originalità delle inquadrature, tecnica impeccabile e vastità dei soggetti trattati. Ha continuato a lavorare praticamente fino alla sua morte, avvenuta all’età di 101 anni a Pöcking (in Baviera) il 18 settembre 2003.

di Roberto Vignoli

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