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Pink Noise, l’hub che unisce impresa e creatività nel cuore di Mantova

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Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Matteo Brognoli, cofondatore di Pink Noise, un innovativo hub culturale nato a Mantova

Pink Noise, l’hub che unisce impresa e creatività nel cuore di Mantova

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Matteo Brognoli, cofondatore di Pink Noise, un innovativo hub culturale nato a Mantova

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Pink Noise, l’hub che unisce impresa e creatività nel cuore di Mantova

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Matteo Brognoli, cofondatore di Pink Noise, un innovativo hub culturale nato a Mantova

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A Mantova, in Strada Stazione Frassino 3/5, ha aperto le porte Pink Noise, un innovativo hub di produzione multimediale dedicato a fotografia, musica, video ed eventi.
Nato dalla riqualificazione di un’ex riseria con un approccio sostenibile, il progetto unisce creatività, tecnologia e rigenerazione urbana, diventando un nuovo punto di riferimento per artisti, aziende e professionisti della comunicazione.

L’inaugurazione, lo scorso venerdì 26 settembre, ha visto la partecipazione di Omar Pedrini come special guest, che ha sottolineato l’importanza di spazi culturali come questo per stimolare innovazione, collaborazione e crescita artistica.

Di tutto questo abbiamo parlato con Matteo Brognoli, ideatore e fondatore del progetto insieme a Tanya Lytvynenko, che ci ha raccontato la nascita di Pink Noise, la sua missione e la visione più ampia da cui prende vita.

Prima di tutto, vorrei chiederti come nasce l’idea di questo spazio. Mi sono informato al di là del materiale che mi è stato inviato, e devo dire che mi sembra un progetto davvero interessante. Sono stato un paio di volte a Mantova, ma non conoscevo una realtà di questo tipo.

L’idea nasce da un progetto più ampio che sto portando avanti insieme a Tania: la costruzione di un centro dedicato alla cultura, allo spettacolo e al business nel cuore di Mantova, affacciato sul vecchio porto. Abbiamo acquisito un terreno di circa 12.000 metri quadrati e il progetto prevede un teatro da 2.000 posti, una galleria d’arte, un bistrot, accademie e residenze artistiche.
Per promuovere questo futuro centro e, al tempo stesso, creare uno spazio operativo già funzionante, è nata Pink Noise, un centro multimediale di produzione audio, video, foto ed eventi. È un progetto propedeutico ad “Artes”, ma anche indipendente, pensato per artisti e aziende.

Quindi possiamo dire che Pink Noise è una sorta di “costola” del progetto più grande?

Esattamente. Il progetto principale ha subito qualche ritardo dovuto alla burocrazia e ai vincoli delle soprintendenze, essendo in centro storico. Speriamo di ottenere il permesso a costruire entro la fine dell’anno.Nel frattempo abbiamo ristrutturato un edificio industriale, una vecchia pizzeria in un quartiere nato negli anni ’50 per accogliere gli operai delle raffinerie e delle fabbriche metalmeccaniche.
Oggi abbiamo uno spazio di circa 2.000 metri quadrati, completamente rigenerato, con uffici, sale posa, green screen, studi di registrazione e una zona eventi che affittiamo ad aziende, ma che usiamo anche per le nostre rassegne del venerdì sera: jazz, stand-up comedy e altri spettacoli fino ad aprile.

Mi pare di capire che Pink Noise vada a colmare un vuoto in città, offrendo spazi e servizi che prima non c’erano. Mi ha colpito molto la varietà: dalle sale d’incisione ai coworking, fino ai set per la produzione video. Tutto sembra dialogare con la contemporaneità, tra arte, comunicazione e business.

È così. Il progetto è articolato, ma ha un comune denominatore: mettere in relazione il mondo della creatività con quello delle imprese. Nasce tutto dal progetto “Artes”, che è molto ambizioso e dovrà attrarre persone e aziende anche da fuori Mantova. Pink Noise è quindi una sorta di laboratorio permanente, con la stessa filosofia: un luogo dove convivono arte, innovazione e impresa.

Quindi si può dire che Pink Noise è un “assaggio” del grande progetto Artes, una specie di teaser di ciò che verrà?

Sì, esatto. È un concentrato di tutto ciò che realizzeremo in scala più grande con Artes. E intanto funziona in modo autonomo, creando una rete di contatti, attività e collaborazioni.

Immagino che oltre agli spazi, offriate anche servizi a 360 gradi per artisti e aziende.

Sì. Durante gli eventi del venerdì abbiamo anche un bar e una cucina, in modo che il pubblico possa cenare o intrattenersi. Tutti i servizi interni – produzione audio, video, fotografia, sound design, logo sonori, sonorizzazioni – sono disponibili anche per esterni.
Per esempio, qualche settimana fa abbiamo ospitato una residenza artistica con un pianista che stava preparando una tournée europea: ha fatto prove, registrazioni, shooting e video. Il venerdì sera ha tenuto anche la data zero del tour. Lo stesso vale per le aziende, per le quali realizziamo contenuti multimediali e comunicazione integrata.

Molto interessante. Leggevo anche dell’open mic, pensato per dare spazio agli artisti emergenti. Un’esigenza forte in Italia, dove spesso mancano luoghi per farsi conoscere.

Collaboriamo con una società di produzione musicale mantovana che lavora con artisti emergenti – circa settanta ragazzi sotto contratto – e sviluppa progetti di developing in collaborazione con realtà come X Factor. Noi mettiamo a disposizione gli spazi per le loro serate open mic, ma anche i servizi di promozione, foto e video, per aiutarli nel percorso di crescita.

Com’è andata la serata inaugurale con Omar Pedrini?

Molto bene. La direzione artistica era affidata a Laccio, coreografo e direttore artistico di X Factor, che ha portato la sua compagnia di danza.
Abbiamo presentato anche un estratto di un musical che ho scritto e che porteremo nei teatri il prossimo anno. Ospite speciale Omar Pedrini, che ha tenuto un intervento molto emozionante e motivazionale.
C’erano circa 250 invitati, tra imprenditori, artisti e professionisti del settore. Il giorno dopo abbiamo organizzato un open day con open mic e una mostra d’arte realizzata dai ragazzi del Liceo Artistico di Mantova, con opere recuperate dai magazzini e reinterpretate con una tecnica su blue jeans. Il titolo era “Eros“, e meritava davvero di essere vista.

Quello che mi colpisce è la vostra attenzione non solo all’aspetto artistico e imprenditoriale, ma anche a quello sociale e rigenerativo. Avete ridato vita a uno spazio che rischiava di restare abbandonato, trasformandolo in un motore culturale per la città.

Sì, ci teniamo molto a questo aspetto. È un progetto di rigenerazione urbana e culturale: abbiamo voluto valorizzare un luogo che aveva perso la sua funzione originaria, ridandogli nuova vita.
Mantova è una città con un grande potenziale, e crediamo che investire nella cultura e nei giovani sia la chiave per farla crescere.

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