Potremo leggere i papiri di Ercolano
Dopo 2mila anni di silenzio, i papiri di Ercolano tornano a “parlarci”. Intervista alla professoressa Federica Nicolardi
Potremo leggere i papiri di Ercolano
Dopo 2mila anni di silenzio, i papiri di Ercolano tornano a “parlarci”. Intervista alla professoressa Federica Nicolardi
Potremo leggere i papiri di Ercolano
Dopo 2mila anni di silenzio, i papiri di Ercolano tornano a “parlarci”. Intervista alla professoressa Federica Nicolardi
Perduti, ma non per sempre. Dopo 2mila anni di silenzio, i papiri di Ercolano – sepolti insieme alla città romana dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. e ridotti a rotoli carbonizzati – tornano a ‘parlarci’ grazie a un team internazionale in grado di integrare la filologia classica con le più sofisticate tecniche di imaging e intelligenza artificiale. Alla guida c’è una giovane docente napoletana, Federica Nicolardi, professoressa associata di Papirologia all’Università degli studi di Napoli “Federico II”.
Nicolardi è tra i vincitori di un finanziamento Ue da oltre 11,5 milioni di euro, nell’ambito dellaCall Erc Synergy Grant per il progetto “UnLost”. L’obiettivo è recuperare con metodi di scansione e analisi non invasivi quanto ancora è celato nei rotoli della biblioteca della Villa dei Papiri di Ercolano, oggi custoditi nella Biblioteca nazionale di Napoli “Vittorio Emanuele III”.
Del team fanno parte Brent Seales, docente di Informatica all’Università del Kentucky e Vincent Christlein, responsabile del gruppo di studio di Computer Vision del Pattern Recognition Lab dell’Università Erlangen-Norimberga. Per i prossimi sei anni sarà proprio l’unità di ricerca napoletana a coordinare il progetto, con Federica Nicolardi nel ruolo di corresponding principal investigator. «Uno degli obiettivi è far emergere ciò che ora è invisibile» spiega quest’ultima a “La Ragione”. «Fondamentale la collaborazione con le nuove tecnologie e discipline diverse: oggi non si tratta solo di leggere i papiri, ma anche di garantirne la conservazione futura creando dati, analisi chimiche, digitalizzazioni. Ognuno mantiene la propria formazione, ma lo scambio permette di porsi domande con prospettive diverse».
Villa dei Papiri, una delle residenze più sontuose dell’antichità, conteneva una biblioteca straordinaria, unica nel suo genere, con oltre 1.800 rotoli. Tra gli autori più rappresentati c’è il filosofo e poeta epicureo Filodemo di Gadara, probabilmente più volte ospitato nella villa, di proprietà di Lucio Calpurnio Pisone Cesonino, animatore di un ricco cenacolo culturale e padre di Calpurnia, terza e ultima moglie di Giulio Cesare. «La maggior parte dei papiri è in greco antico, ma ci sono anche testi latini: abbiamo un poema sulla battaglia di Azio e un testo di Seneca padre. Alcuni papiri aperti hanno strati sovrapposti che oggi non si riescono a leggere, ma con nuove tecniche di ricostruzione virtuale potremo forse accedere anche a quei livelli nascosti» spiega Nicolardi.
La sfida di riportare in vita i papiri sepolti dal Vesuvio ha vissuto una prima svolta nel 2023, con la Vesuvius Challenge, una competizione internazionale finanziata da imprenditori della Silicon Valley (tra cui la Fondazione Musk) per incentivare l’applicazione delle tecnologie digitali alla lettura dei manufatti antichi.
«Grazie a tecniche non invasive è stato possibile leggere porzioni di testo senza toccare fisicamente i rotoli» sottolinea Nicolardi, che da quest’anno è anche responsabile del team papirologico della Vesuvius Challenge. «Abbiamo così visto apparire il termine “porpora” ma anche espressioni tipiche dell’epicureismo, come “hedoné” o il riferimento alla musica».
E se la scoperta più grande è forse ancora tutta da leggere, Napoli si conferma il cuore pulsante della papirologia: «È un grande valore aggiunto per me poter lavorare ‘a casa mia’. Abbiamo un gruppo nutrito di tesisti, dottorandi e post dottorato. Tutto si svolge qui, continuando il solco tracciato da Marcello Gigante, che alla fine degli anni Sessanta creò il Centro internazionale per lo studio dei papiri ercolanesi: fu lui a dire che sarebbe arrivato un giorno in cui i rotoli sarebbero stati letti senza nemmeno doverli aprire. Ecco, quel giorno è finalmente arrivato» conclude Nicolardi.
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- Tag: archeologia, cultura
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