Tiramisù, il dolce nato per caso
Nei giorni scorsi è mancato Ado Campeol, il “papà” del tiramisù, diventato simbolo dell’Italia all’estero. Pare che in realtà questa delizia sia nata da un errore di sua moglie.
| Cultura
Tiramisù, il dolce nato per caso
Nei giorni scorsi è mancato Ado Campeol, il “papà” del tiramisù, diventato simbolo dell’Italia all’estero. Pare che in realtà questa delizia sia nata da un errore di sua moglie.
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Tiramisù, il dolce nato per caso
Nei giorni scorsi è mancato Ado Campeol, il “papà” del tiramisù, diventato simbolo dell’Italia all’estero. Pare che in realtà questa delizia sia nata da un errore di sua moglie.
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Nei giorni scorsi è mancato Ado Campeol, il “papà” del tiramisù, diventato simbolo dell’Italia all’estero. Pare che in realtà questa delizia sia nata da un errore di sua moglie.
Alcuni piatti raccontano un modo di vivere. Spesso si tratta di ricette italiane capaci di conquistare il mondo. Il re indiscusso? Il tiramisù. Dolce semplice e comune ma non privo di storie e versioni contrastanti. Quando nei giorni scorsi abbiamo appreso della morte di Ado Campeol, considerato il ‘papà’ del dessert diventato simbolo dell’Italia, ci è molto dispiaciuto anche se non lo conoscevamo.
Si è spento a 93 anni e chissà quanti tiramisù avrà servito in quello che è stato – dal 1939 al 2014 – “Alle Beccherie”, il suo ristorante di famiglia a Treviso. Pare che questa delizia sia nata da un fortunatissimo errore di sua moglie Alba. Ma il merito andrebbe forse al cuoco pasticcere Roberto Linguanotto. Nel 2010 la ricetta del tiramisù di Campeol venne depositata e registrata con atto notarile all’Accademia Italiana della Cucina.
Tanto che quando nel 2017 il Ministero dell’Agricoltura inserì il tiramisù nell’elenco dei Pat (Prodotti agroalimentari tipici) del Friuli Venezia Giulia, il presidente del Veneto Luca Zaia dichiarò: «Io non voglio fare il guerrafondaio, però non posso neppure farmi passare sopra la testa questo fatto e impugnerò il decreto nell’interesse di 5 milioni di veneti».
Oggi intanto, per sedare l’intramontabile ‘guerriglia’ tra puristi dei savoiardi contro amanti della versione con i pavesini, basta affidarsi ad Alberto Grandi – scrittore e docente di Storia dell’alimentazione – che chiarisce che la versione originale prevedeva entrambi, solo questi ultimi imbevuti nel Marsala. Fino agli anni Ottanta – ricorda Grandi nel suo libro “Parla mentre mangi” – non troviamo la ricetta del tiramisù in nessun libro di cucina.
Grandi, commentando tutta la vicenda della paternità di questo dolce, si stupisce che nessuno si sia chiesto cosa sia veramente il tiramisù ed evidenzia: «Per parlare di prodotto agroalimentare tradizionale riferendosi a un dolce che normalmente si fa con i Pavesini, ci vuole un bel coraggio. E diciamocela tutta, anche il mascarpone, con tutte le sue leggende medioevali, varca i confini del milanese negli anni Sessanta… Stiamo parlando di una evidente invenzione domestica databile grosso modo tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta.
Come moltissime ricette italiane, qualche massaia forse veneta, forse friulana o forse anche emiliana – non farebbe alcuna differenza – ha messo insieme alcuni prodotti da supermercato». Resta un fatto però che, sia nella teglia della nonna o destrutturato da qualche chef stellato, il tiramisù sintetizza il nostro Paese.
Insomma, come spesso accade, ci sono cose straordinarie che nascono in Italia e che, mentre ci dividono e ci fanno discutere senza tregua, ci uniscono nel segno di un inspiegabile equilibrio di ‘giusta’ bontà.
di Laura Malfatto
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