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Fantagenesi di Nathan Never

Storia della banda dei tre sardi che portò la fantascienza a fumetti nelle edicole italiane.
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Fantagenesi di Nathan Never

Storia della banda dei tre sardi che portò la fantascienza a fumetti nelle edicole italiane.
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Fantagenesi di Nathan Never

Storia della banda dei tre sardi che portò la fantascienza a fumetti nelle edicole italiane.
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Storia della banda dei tre sardi che portò la fantascienza a fumetti nelle edicole italiane.
Quando l’11 novembre 1989 Michele Medda, Antonio Serra e Bepi Vigna propongono il personaggio di Nathan Never a Sergio Bonelli non si tratta di un fulmine a ciel sereno. In fondo era nota l’affermazione in Italia del medium fumetto grazie alle tavole del “Flash Gordon” di Alex Raymond, longeva space opera statunitense che catturò l’immaginazione dei giovani durante il fascismo. Nonostante il successo, però, l’unica opera paragonabile italiana si ebbe solo nel 1936 con il breve “Saturno contro la Terra” di Federico Pedrocchi e Giovanni Scolari: il fumetto nella penisola fu infatti dominato dalla fantasia della Frontiera prima e dalla narrazione di genere poi, con pochi spazi dedicati al futuro tranne per la gloriosa eccezione di Magnus e pochi altri. Si così arriva alla “banda dei tre sardi”: Serra, Medda e Vigna sono infatti rispettivamente di Alghero, Cagliari e Baunei (un Comune del nuorese) e si erano incontrati qualche anno prima fondando l’associazione “Bande Dessinée” – l’espressione polirematica francese per fumetto – con altri autori isolani, tra cui Vanna Vinci e Otto Gabos, uniti dal desiderio di cimentarsi come narratori in questa metodologia di comunicazione. Tessono i contatti per concretizzare il loro obiettivo e nel 1985 approfittano della presenza negli studi Rai di Cagliari di Alfredo Castelli, già veterano della casa editrice di Bonelli, per proporre un soggetto adatto alla testata “Martin Mystère”: in questo modo viene dato alle stampe “Il mistero del Nuraghe”. Anche se talvolta futuribili, le avventure del ‘detective dell’impossibile’ usano però la fantascienza soltanto come contorno, riuscendo a placare ben poco della smania avveniristica dei tre, che scalpitano per poter dare corpo letterario a una storia che avevano in mente sin dai primi tempi del circolo. Da questo impeto creativo nasce la proposta del personaggio di Nathan Nemo, poi mutato in Never su suggerimento di Bonelli per un capriccio apotropaico (gli ricordava il nome di una casa editrice fallita). A Serra, l’unico dei tre sardi trasferitosi a Milano, vengono allora date le chiavi dell’ufficio di via Buonarroti che usa per due anni come base per creare la serie insieme a Medda e Vigna. Nel progetto vengono coinvolti disegnatori talentuosi del calibro di Castellini, De Angelis o Mari proprio per dare un’impronta moderna e americana alla serie, graficamente generosa di dettagli e moderna nello storytelling rispetto alla produzione bonelliana dell’epoca. Le 300mila copie vendute del primo numero – stabilizzate poi in 180mila mensili per diversi anni – confermano la bontà della loro visione: verranno infatti moltiplicate in numerosi spin off quali “Legs Weaver” (dedicata a una delle colleghe di Nathan e primo personaggio omosessuale della Bonelli), “Agenzia Alfa”, “Universo Alfa” e “Asteroide Argo”. Ancora adesso, a trent’anni dal suo lancio, Nathan continua a vivere la sua vita editoriale tra reboot e restyling, continuando l’orgogliosa missione di rappresentare il riferimento per la fantascienza a fumetti sui pavesi delle edicole italiane. di Camillo Bosco

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