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Il non raccontato e la cattiva informazione

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Non abbiamo un problema di libertà, ma di qualità dell’informazione. Il diffondersi di velenosi luoghi comuni discende anche dal fatto che chi informa preferisce cavalcarli piuttosto che contrastarli

Informazione

Il non raccontato e la cattiva informazione

Non abbiamo un problema di libertà, ma di qualità dell’informazione. Il diffondersi di velenosi luoghi comuni discende anche dal fatto che chi informa preferisce cavalcarli piuttosto che contrastarli

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Il non raccontato e la cattiva informazione

Non abbiamo un problema di libertà, ma di qualità dell’informazione. Il diffondersi di velenosi luoghi comuni discende anche dal fatto che chi informa preferisce cavalcarli piuttosto che contrastarli

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Non abbiamo un problema di libertà, ma di qualità dell’informazione. Il diffondersi di velenosi luoghi comuni discende anche dal fatto che chi informa preferisce cavalcarli piuttosto che contrastarli. E non si tratta di sintonizzarsi con la propaganda di parte, ma di non omettere il racconto dei fatti.

Tutto quello che riguarda l’Unione Europea nell’informazione vien presentato come un susseguirsi di occasioni mancate, decisioni non prese, contrasti non risolti. Che ci sono ed è anche bene che ci siano, ma c’è il resto. Ad esempio sulla difesa comune europea al Parlamento europeo convergono le famiglie politiche popolari, liberali, socialiste, verdi e conservatrici. Praticamente tutti tranne gli estremisti di destra e di sinistra. Convergono nel dire che alle incursioni di droni russi si deve rispondere con l’abbattimento e che si deve procedere nel coordinare spese e operatività per la difesa.

Una convergenza determinata da una consapevolezza: la Russia non è un aggressore immaginario, ma reale. Voti favorevoli 469 (fra i quali quelli di Forza Italia e Fratelli d’Italia), 97 contrari (fra i quali quelli della Lega) e 38 astenuti. Non è tutto, ma non è affatto poco e non è neanche tardi. Ma di questo si racconta poco alle opinioni pubbliche europee. Mentre si regala un gran risalto a quei governi e a quei politici che hanno scelto di fiancheggiare l’imperialismo russo.

Ieri il Parlamento europeo ha respinto due mozioni di sfiducia presentate contro la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. La prima presentata dai “Patrioti” (si fa per dire, visto che sono i principali avversari della nostra sovranità), cui aderisce la Lega, per l’estrema destra: 179 voti a favore, 378 contrari e 37 astenuti. La seconda da “The Left”, cui aderiscono il Movimento 5 Stelle e Sinistra italiana: 133 voti a favore, 383 contrari e 78 astenuti. Ma le mozioni di sfiducia rimbalzano per giorni e il voto che le boccia sonoramente plana silenziosamente nella distrazione.

Si sono fatte le dirette video sulla Flotilla che è partita allo scopo d’essere fermata, rifiutando di consegnare gli aiuti (simbolici) ai palestinesi, mentre neanche si raccontano le storie delle tante missioni di aiuto di volontari dall’Italia all’Ucraina: partite per arrivare e capaci di consegnare aiuti veri, con ambulanze, medicinali, attrezzature e viveri. La sola che è riuscita a bucare il muro del silenzio e dell’omissione è una missione di volontari che sono stati bombardati. Bombardati dai russi, non fermati e rimpatriati. Così si sono conquistati un sussurro nel chiasso della comunicazione flotillante e neanche una parola sulle cose reali che erano state consegnate.

Questi sono fatti, non opinioni. Cose da raccontare, non da interpretare. Ma anche cose non dette, non riportate, cancellate. E mentre sulle opinioni è bene che si conservi la libertà e la diversità, nel tacere i fatti sarebbe anche il caso di superare l’uniformità nell’omissione. Tanto più che il raccontato fino a essere esaltato è tutto ‘contro’, mentre l’omesso fino a essere cancellato è ‘per’ qualche cosa. E se il mille volte reiterato è a cura di pochi noti politicizzati, il volontariato omesso è a cura di circoli civili, associazioni di benefattori e parrocchie.

Poi non c’è da stupirsi se molti sono convinti che quel che non conoscono perché non gli è stato raccontato semplicemente non esista. E questa è una responsabilità dell’informazione. Come lo è il rilanciare l’europeismo della retorica e delle ricorrenze – magari allo scopo di animare polemiche stantie – mentre si omette di raccontare il lavoro delle istituzioni europee nell’edificare una realtà che oggi è migliore di quella di dieci, venti o trent’anni fa. Certo che si deve fare ancora molto e ben più velocemente, ma non si avrà mai il sostegno dell’opinione pubblica se la si lascia all’oscuro di quel che si è realizzato e di quello cui si lavora. Se si continua a parlare dei vincoli e si lasciano nell’ombra i benefici.

Molte democrazie sono in difficoltà, assediate dai propri nemici interni, ma questo deriva anche dalle mancanze di troppi democratici (o aspiranti tali) catturati dalla cultura della lamentazione e privi di orgoglio della costruzione.

di Davide Giacalone

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