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La libertà secondo Mister No

Jerry Drake, sosia letterario di Sergio Bonelli, è il protagonista della più importante ricerca dell’essere umano: quella per la propria libertà
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La libertà secondo Mister No

Jerry Drake, sosia letterario di Sergio Bonelli, è il protagonista della più importante ricerca dell’essere umano: quella per la propria libertà
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La libertà secondo Mister No

Jerry Drake, sosia letterario di Sergio Bonelli, è il protagonista della più importante ricerca dell’essere umano: quella per la propria libertà
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Jerry Drake, sosia letterario di Sergio Bonelli, è il protagonista della più importante ricerca dell’essere umano: quella per la propria libertà
Forse Sergio Bonelli, quando inventa il personaggio di Mister No, è sdraiato su un’amaca con vista sul Sertão o in volo sull’Amazzonia oppure naviga il Paraná. Magari invece è nella sua Milano e mentre guarda la pioggia picchiare lenta sulla finestra sente salire malinconica la saudade ripensando alle nuvole sopra la baia di Guanabara. Non possiamo essere sicuri del momento preciso del concepimento, ma se nel 1975 le storie del personaggio arrivano nelle edicole italiane è sicuramente perché l’America Latina rappresenta un rifugio spirituale per l’editore di Milano, in cui si immerge spesso e volentieri per soddisfare la sua voglia d’avventura. Tex era l’eredità da preservare e Zagor la fuga in avanti della fantasia; Mister No è invece per Sergio Bonelli, anche se ne firma le storie con lo pseudonimo di Guido Nolitta, un vero e proprio doppelgänger (sosia) letterario. Le storie dell’aviatore Jerry Drake, nome di battesimo di Mister No, sono figlie delle esperienze di Sergio: il suo codice di condotta è quello del suo autore, testardo e magari rude, ma dai sani principi e dal cuore d’oro sotto la scorza aspra. Semplicemente, lo scrittore s’immagina essere nato qualche decennio prima e negli Stati Uniti: da lì sgorgano naturali tutte le necessarie diversità del personaggio rispetto al suo sceneggiatore, che aveva invece ricevuto la sua educazione sentimentale nell’Italia del secondo dopoguerra, collaborando con i genitori nella loro casa editrice. Mister No prende invece parte attiva alla Seconda guerra mondiale arruolandosi nelle Tigri Volanti, il corpo degli aviatori americani creato per proteggere i cinesi dalle incursioni giapponesi. Abbattuto e catturato, è nel campo di prigionia nipponico che Jerry Drake guadagna il suo soprannome: rifiuta ostinatamente il cibo per protesta verso gli inumani trattamenti dei carcerieri e i suoi continui, imperterriti «No!» lo definiscono irrimediabilmente come un uomo a cui il compromesso non va a genio. Da reduce è questa la caratteristica che lo rende diverso dai suoi concittadini; dopo aver tentato di reintegrarsi come ordinario membro della società, decide al contrario di assecondare la sua indole stabilendosi nel Nord Ovest del Brasile, a Manaus, dove il Rio Negro incontra il Rio delle Amazzoni. Sergio Bonelli lo fa atterrare lì con un piper e gli regala una vita da eroe disilluso, già stanco del mondo civilizzato e delle sue violenze prima ancora di apparire nel primo numero, senza caratterizzarlo però come un musone. Il racconto vive negli anni Cinquanta e a quel tempo anche un uomo come lui, lì nel mezzo del (quasi) nulla, può trovare una sua armonia vivendo come desidera e sbarcando il lunario portando in volo gli occasionali turisti. Quei soldi sono un po’ meno di quanto gli basti per tenere in ordine il suo aereo e bere con i suoi amici, ma sa per certo che qualche debito val bene la libertà di cui gode lontano dalle seccature. Una coerenza esemplare, confermata dalla fine che Sergio Bonelli ha dato alla serie nel 2006: sono trascorsi dieci anni e anche in quell’angolo di Brasile la civiltà è arrivata a comprimere il respiro di chi si vuole sentire libero; Mister No quindi, senza troppe lagne, saluta Manaus per andare a cercare la sua libertà altrove, in Bolivia, mostrandoci che esiste sempre un’altra possibilità per essere felici.   di Camillo Bosco

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