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Le origini di Capitan Marvel

Capitan Marvel affronta avventure più stravaganti e divertenti di Superman e gli elementi magici rendono vivaci le sue imprese

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Capitan Marvel affronta avventure più stravaganti e divertenti di Superman e gli elementi magici rendono vivaci le sue imprese

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Capitan Marvel affronta avventure più stravaganti e divertenti di Superman e gli elementi magici rendono vivaci le sue imprese

A sedici anni Wilford Hamilton Fawcett scappa dalla sua casa in Minnesota per arruolarsi o si arruola per scappare di casa. Dato che nel 1901 non erano in corso grandi guerre patriottiche, è più facile che si tratti del secondo caso. A ogni modo si ritrova soldato nelle Filippine per combattere gli spagnoli e questa esperienza gli permette di partecipare alla Prima guerra mondiale come ufficiale, dove diventa noto col soprannome di Capitan Billy. Un alias che userà per tutta la sua carriera da editore, avviata sotto le armi con la rivista “Stars and Stripes” destinata allo svago dei soldati statunitensi.

Il secondo ritorno in patria di Fawcett è infatti segnato dalla pubblicazione amatoriale di una rivista dal titolo “Captain Billy’s Whiz Bang”, che lega il suo soprannome a quello dei proiettili d’artiglieria a tiro rapido. Secondo la leggenda sono lui e i suoi quattro figli a distribuirlo personalmente brevi manu ai veterani e ai mutilati, lasciandone una copia in ogni hotel, albergo o pensione di Minneapolis. È un libretto umoristico scollacciato e senza peli sulla lingua, pieno di battute fulminanti (il “tiro rapido” del titolo) che fanno sganasciare i reduci. Una ventata di freschezza per la società statunitense del 1919, traumatizzata dalla guerra in Europa e vogliosa di disfarsi di molti tabù.

L’intraprendenza sagace di Capitan Billy pone dunque le basi per la creazione della Fawcett Publications, che il fondatore – morto nel 1940 per un attacco di cuore – si gode ben poco. Tocca quindi ai figli portare avanti il suo lavoro; uno di questi, Roscoe Fawcett, aveva già deciso di inserire la società anche nel fiorente mercato dei fumetti dell’epoca. Chiede così al suo editor Ralph Daigh di creare storie à la Superman per una nuova rivista fumettistica, che (dopo alcune baruffe di copyright con la DC Comics) decide di intitolare “Whiz Comics” in modo da creare un legame con il primo e più longevo successo del padre. Daigh sceglie a sua volta lo sceneggiatore Bill Parker e il disegnatore Charles Clarence Beck per dar vita al nuovo personaggio. I due realizzano addirittura un’intera squadra di dèi, ma Roscoe preferisce scegliere la fattispecie del superuomo solitario che andava allora per la maggiore. Il loro eroe rimane comunque composito, dato che si tratta di un bambino che – pronunciando la parola “Shazam” – si trasforma in un essere supremo dotato della saggezza di Salomone, della forza di Ercole (Hercules in inglese), della resistenza di Atlante, del potere di Zeus, del coraggio di Achille e della velocità di Mercurio.

L’esordio avviene nel numero 2 di “Whiz Comics” del dicembre 1939, ma soltanto perché il primo è stato creato al mero scopo di registrare il marchio all’Ufficio brevetti degli Stati Uniti. Il nuovo supereroe, chiamato alla fine Capitan Marvel, ottiene un successo tanto immediato quanto clamoroso e in poco tempo Beck arriva a guadagnare l’equivalente di più di 1.000 dollari attuali per ogni singola pagina disegnata. Capitan Marvel d’altronde affronta avventure più stravaganti e divertenti di Superman e gli elementi magici rendono vivaci le sue imprese, ottenendo di superare le vendite del suo modello.

La Republic Picture si accorda presto per trarne un serial filmico che tuttavia ottiene di mettere nuovamente sulla rotta di collisione la Fawcett con la DC Comics, che con la stessa casa cinematografica stava trattando un adattamento di Superman. La ritorsione è in tribunale: secondo la DC, Capitan Marvel è una copia carbone dell’eroe kryptoniano. Grazie anche ai suoi capaci avvocati, Roscoe riesce inizialmente a dimostrare che entrambi i personaggi sono un’attualizzazione dei miti antichi, ma in appello il giudice rileva che alcune storie dell’eroe della Fawcett sono fin troppo simili a quelle del superuomo originale. La causa dura così tanto da superare il momento d’oro del fumetto americano e, per accordarsi, Roscoe preferisce chiudere la testata e cedere tutta la sua divisione fumetti alla Charlton Comics. Il suo personaggio continuerà a essere ristampato in Gran Bretagna col nome di Marvelman, suscitando peraltro nuovi problemi legali. Ma questa è un’altra storia.

di Camillo Bosco

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