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Le verità nascoste dai social network

Un’inchiesta del Wall Street Journal mette sotto accusa Facebook e Instagram: il primo premierebbe i contenuti divisivi, il secondo sarebbe causa di ansia e depressione tra i più giovani. Nulla di nuovo. Ciò che ha sollevato polemiche è che Zuckerberg ne sia ben consapevole e non faccia nulla per correggere l’algoritmo.
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Le verità nascoste dai social network

Un’inchiesta del Wall Street Journal mette sotto accusa Facebook e Instagram: il primo premierebbe i contenuti divisivi, il secondo sarebbe causa di ansia e depressione tra i più giovani. Nulla di nuovo. Ciò che ha sollevato polemiche è che Zuckerberg ne sia ben consapevole e non faccia nulla per correggere l’algoritmo.
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Le verità nascoste dai social network

Un’inchiesta del Wall Street Journal mette sotto accusa Facebook e Instagram: il primo premierebbe i contenuti divisivi, il secondo sarebbe causa di ansia e depressione tra i più giovani. Nulla di nuovo. Ciò che ha sollevato polemiche è che Zuckerberg ne sia ben consapevole e non faccia nulla per correggere l’algoritmo.
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Un’inchiesta del Wall Street Journal mette sotto accusa Facebook e Instagram: il primo premierebbe i contenuti divisivi, il secondo sarebbe causa di ansia e depressione tra i più giovani. Nulla di nuovo. Ciò che ha sollevato polemiche è che Zuckerberg ne sia ben consapevole e non faccia nulla per correggere l’algoritmo.
Più del 40% degli utenti di Instagram ha meno di 22 anni. Il dato che sta creando allarmismi è che di questa percentuale il 6% negli Stati Uniti e il 13% in Gran Bretagna ha pensato di togliersi la vita. Stando alle dichiarazioni fatte dai giovani, una delle ragioni che li ha spinti a fare questi pensieri è anche Instagram. Sono questi i risultati clamorosi rivelati dal Wall Street Journal che è entrato in possesso di alcuni studi condotti in gran segreto dall’azienda è che ha diffuso le presentazioni della ricerca denominata “Un approfondimento sulla salute mentale delle teenager”, rilevando come Instagram “peggiori i problemi connessi al proprio aspetto fisico in un’adolescente su tre”. Il social delle foto coi filtri e dalle influencer dai fisici perfetti, acquistato da Facebook per un miliardo di dollari nel 2012, pare abbia effetti devastanti sulla psiche di molte giovani: secondo quanto recita lo studio, il 32% delle ragazze ha affermato che quando si sentivano male per il proprio corpo, “Instagram le faceva sentire peggio”. Le cause principali per cui gli adolescenti incolpano Instagram per l’aumento del tasso di ansia, depressione e addirittura dei pensieri suicidi, sono le immagini di corpi perfetti e delle vite apparentemente impeccabili degli influencer, rei di sviluppare nei giovani disturbi di percezione del proprio corpo.

I documenti, come scrive il Wall Street Journal, mostrano anche come Facebook abbia minimizzato questi problemi.

A maggio, infatti, l’amministratore delegato di Facebook, Mark Zuckerberg, durante un’udienza al Congresso statunitense si è detto convinto che “la ricerca non sia approdata a conclusioni definitive” sul ruolo dei social nel peggioramento della salute mentale dei ragazzi. Un’affermazione che è sembrata tanto una giustificazione più che una reale convinzione. La motivazione più plausibile è legata infatti alla consapevolezza che Instagram è l’app a maggior crescita dell’intero gruppo e l’espansione della base di giovani utenti è di fondamentale importanza per gli oltre 100 miliardi di dollari di entrate annuali dell’azienda.

Non è la prima volta che il ceo del social più famoso al mondo mette in pericolo la salute degli utenti, in favore degli interessi economici personali.

Già a gennaio di quest’anno, Zuckerberg aveva espresso la volontà di ridurre il più possibile i contenuti divisivi per “abbassare la temperatura” di tematiche particolarmente accese tra gli utenti, assicurando che avrebbe modificato l’algoritmo del social. Questi contenuti però sono anche quelli che portano un maggior engagement e ritorno economico, aspetto ben noto al fondatore del social, che ad oggi non ha ancora fatto nulla per risolvere questi problemi. Ad agosto scorso, i senatori Richard Blumenthal e Marsha Blackburn, hanno pubblicamente invitato Zuckerberg a pubblicare la ricerca interna di Facebook sull’impatto delle sue piattaforme sulla salute mentale dei giovani. In risposta, Facebook ha inviato una lettera di sei pagine che non includeva gli studi della società, portati poi alla luce dal WSJ. Insomma, a Menlo Park sono a conoscenza della nocività dei propri social, ma le entrate non possono essere messe a repentaglio.

E ora è giusto chiedersi quanto sia criminoso questo comportamento.

L’incremento del livello di ansia e depressione causate dai social colpisce i giovani di tutto il mondo così come i cosiddetti vip, coloro che non potremmo mai immaginare come persone “normali” con problemi personali. In una società dove pop star, influencer e attori fanno a gara per postare continuamente la propria vita perfetta, sempre più celebrità si stanno dimostrando meno favorevoli ai social, optando per ridurre la propria presenza in rete o persino di ritirarsi del tutto. Troppo stress, troppa pressione. È il caso, ad esempio, della cantante Selena Gomez, che più volte nel corso degli anni ha ammesso le proprie difficoltà ad accettare i risvolti negativi della fama, decidendo di cancellare ogni social network dal proprio smartphone e delegando ogni pubblicazione alla sua assistente. «Esistono cose più importanti del pubblicare una foto di unghie. Mettere giù questo telefono, con 253 milioni di persone connesse, è stata una liberazione», aveva dichiarato la cantante. Tra fake news, estremismi e influenze negative sugli adolescenti, il gotha del web non può più ignorare gli scenari allarmistici emersi da questi studi. Altrimenti, che senso ha comissionarli?   Di Alessia Luceri

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