Negli ultimi anni, la ricerca della perfezione fisica sembra essere l’unica cosa che conta nella vita delle celebrità, quasi misurasse l’influenza che esse hanno nei confronti del loro pubblico.
Se fino a qualche anno fa le icone da inseguire erano le top model di campagne internazionali come Naomi Campbell o Claudia Schiffer, adesso il confronto lo si fa sempre più spesso con la costellazione di influencer che anima i social network: “personaggi noti ai frequentatori della rete telematica, che hanno il potere di condizionare le scelte di gruppi di utenti, riuscendo a imporre mode e tendenze”, secondo la definizione dell’autorevole enciclopedia Treccani.
Scorrendo le gallery di vip e personaggi pubblici non si può non notare come il web si sia trasformato ormai in una giungla senza regole, a colpi di filtri edulcoranti di una realtà artefatta, dove il business batte sempre l’etica.
A tal proposito, ha suscitato un certo scalpore la decisione presa dal parlamento norvegese con l’approvazione di una legge apposita che vieta la pubblicazione sui social di foto ritoccate a fini commerciali.
Passata con 72 voti a favore e solo 15 contrari, si tratta di un’iniziativa che il Ministero dell’Infanzia e della Famiglia ha voluto per cercare di frenare la diffusione di ideali di bellezza irraggiungibili, che rendono soprattutto le donne sempre più insicure del loro aspetto.
La legge riguarderà per ora solo gli annunci pubblicitari, includendo le foto condivise da influencer e celebrità: in pratica, i ritocchi ad alcune parti del corpo dovranno essere contrassegnati come tali attraverso un marchio da apporre all’interno dell’immagine stessa.
D’ora in poi un vitino da vespa che da vespa non è, un lato B con proporzioni contro natura o un seno eccessivamente prosperoso ottenuto tramite un ritocco al computer dovrà essere per forza segnalato.
Negli ultimi tempi, infatti, dalla maggior parte di loro c’è la volontà di “normalizzare” i difetti fisici, che poi difetti non sono. Da Chiara Ferragni a Paola Turani, sono tantissime le influencer italiane e nel mondo che si stanno facendo promotrici della cosiddetta “body positive”, quel movimento sociale creato per mettere in evidenza corpi non convenzionali, solitamente mal rappresentati dai media.
Secondo la psicoterapeuta e membro della Commissione IAP (Istituto per l’Autodisciplina Pubblicitaria) Stefania Andreoli, le conseguenze della “digital distortion” si palesano nella vita di molte donne e ragazze: quasi il 50% delle ragazze italiane confidano di avvertire la pressione di dover essere sempre perfette e altrettante sentono il dovere di essere sempre presentabili e ben curate. Una condizione opprimente che spesso porta ad una vita di insoddisfazione e frustrazione.
Se, infatti, la pandemia da Covid-19 e le conseguenze delle chiusure scolastiche hanno aggravato in maniera esponenziale i problemi relativi alla salute mentale di tanti giovanissimi, generando in loro disturbi gravi come depressione, ansia e crollo della concentrazione, la diffusione di ideali di bellezza irrealistici continuano a minare l’autostima soprattutto delle giovani donne.
Che la decisione della Norvegia sia un primo passo verso la promozione di un nuovo modello di fisicità, molto più “normale” e realistica? Se così fosse sarebbe auspicabile estendere tale provvedimento al resto dei Paesi, tra cui il nostro.
Di Alessia Luceri
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