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“Napoli è un purgatorio”, parla Maurizio De Giovanni

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È la Napoli descritta a tinte poetiche, ma anche con solidi riferimenti storici da Maurizio De Giovanni, ultimo ospite della kermesse “Voci e Storie a Porto Cervo”

“Napoli è un purgatorio”, parla Maurizio De Giovanni

È la Napoli descritta a tinte poetiche, ma anche con solidi riferimenti storici da Maurizio De Giovanni, ultimo ospite della kermesse “Voci e Storie a Porto Cervo”
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“Napoli è un purgatorio”, parla Maurizio De Giovanni

È la Napoli descritta a tinte poetiche, ma anche con solidi riferimenti storici da Maurizio De Giovanni, ultimo ospite della kermesse “Voci e Storie a Porto Cervo”
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«Come raccontare Napoli? Pensate che questa città sorge su tre vulcani attivi, il Vesuvio, i campi Flegrei e Ischia. Non c’è alcuna rappresentazione dell’inferno più efficace della lava, del magma su cui riposa Napoli. Poi alzi gli occhi al cielo e sei abbagliato da un azzurro celestiale. Grazie a particolari condizioni climatiche, l’azzurro di Napoli – non a caso colore identificativo della città – è di una tonalità speciale e indimenticabile. E come viene descritto il paradiso? A gioiose tinte d’azzurro. Ricapitolando: abbiamo l’inferno sotto i piedi, il paradiso sulla testa e Napoli… Napoli è il purgatorio. Abitato dalle uniche anime che accettano preghiere per avere qualcosa in cambio: le ‘animelle’ del Purgatorio, così care ai partenopei. Grazie alle preghiere di chi ancora è su questa terra possono aspirare a salire di grado, a conquistare un giorno il paradiso».

È la Napoli descritta a tinte poetiche, certamente romantiche, ma anche con solidi riferimenti storici da Maurizio De Giovanni, ultimo ospite della kermesse de “La Ragione” “Voci e Storie a Porto Cervo”. Uno dei pochi romanzieri nella nostra lingua che possa vivere di ciò che scrive, grazie a una fantasia infaticabile e a una galleria di personaggi che ha conquistato centinaia di migliaia di lettori e milioni di telespettatori. «Sono uno scrittore popolare, orgogliosamente popolare» spiega. «Sono uno scrittore da spiaggia, un giallista, uno che racconta storie. Senza particolari pretese». Gioca a sminuirsi De Giovanni, ma guardando i numeri si è al cospetto di un vero proprio fenomeno: libri pubblicati in 46 Paesi e tradotti in numerose lingue, lo scrittore italiano con più serie attualmente in onda o in elaborazione per la televisione generalista o le piattaforme di streaming: cinque con l’arrivo nei prossimi mesi di “Sara” su Netflix.

Proprio quest’ultimo è il personaggio del suo ultimo romanzo, “Sorelle”, in classifica interrottamente da quattro mesi. «Sara è il protagonista dei miei libri che in questo momento mi dà forse le maggiori soddisfazioni. Non che la ami di più, perché li amo tutti indistintamente. Per uno scrittore i personaggi sono tutti dei figli e non è possibile stilare la classifica dell’amore. Sara, però, è una donna che mi affascina: ha sessant’anni, di cui trenta passati a lavorare nei servizi segreti a decifrare il linguaggio non verbale. Non si tinge i capelli, non si trucca, non porta i tacchi, veste dimessa, perché lei non sa dire bugie. Può solo dire la verità e alterare – sia pur minimamente – il proprio aspetto costituisce per lei un intollerabile affronto nei confronti del prossimo. Una donna difficile, che ha fatto scelte difficili, abbandonando marito e figlio per un uomo di 23 anni più anziano, il suo capo. Il personaggio di Sara, fra l’altro, mi permette di esplorare i grandi misteri del nostro Paese, filtrati dalla lente del romanzo».

Incontrare Maurizio de Giovanni significa incontrare Napoli e non a caso il nostro racconto parte da lì. Le storie, i sapori, i timori, le infinite contraddizioni raccontate con un amore severo: «Io non voglio andarmene da Napoli, amo chi resta, ma rispetto chi va via e non è mai realmente partito, come faccio a dire ad uno dei personaggi dei romanzi del commissario Ricciardi. Perché chi resta, come chi ama da lontano, prova a dare un contributo per migliorare una città meravigliosa quanto si vuole, ma in cui ancora oggi – anno di grazia 2023 – tre ragazzi su dieci sono ignoti all’anagrafe scolastica. Una cosa incredibile».

Napoli, del resto, è un po’ come un romanzo di De Giovanni: si respira passione, si incontrano personaggi incredibili, si gode di una bellezza sconfinata e vagamente inquietante, ma non ci si libera mai da un sottile e persistente velo di malinconia che rende il tutto più onesto e più credibile.

di Fulvio Giuliani 

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