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Qui Quo e Qua

Qui, Quo e Qua: i nipoti monelli di Paperino

Il 17 ottobre 1937 Donald Duck (Paperino) riceve una lettera da sua cugina, Della Duck: “Ti mando i tuoi angelici nipotini Qui, Quo e Qua per stare con te”

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Qui, Quo e Qua: i nipoti monelli di Paperino

Il 17 ottobre 1937 Donald Duck (Paperino) riceve una lettera da sua cugina, Della Duck: “Ti mando i tuoi angelici nipotini Qui, Quo e Qua per stare con te”

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Qui, Quo e Qua: i nipoti monelli di Paperino

Il 17 ottobre 1937 Donald Duck (Paperino) riceve una lettera da sua cugina, Della Duck: “Ti mando i tuoi angelici nipotini Qui, Quo e Qua per stare con te”

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Il 17 ottobre 1937 Donald Duck (Paperino) riceve una lettera da sua cugina, Della Duck: “Ti mando i tuoi angelici nipotini Qui, Quo e Qua per stare con te”

La domenica del 17 ottobre 1937 Donald Duck (Paperino) riceve una lettera da sua cugina, Della Duck. Una busta rosa che contiene un foglio di carta d’identico colore su cui è scritto un messaggio dal tono volutamente eufemistico, ma già presago di guai: «Caro Paperino, ti mando i tuoi angelici nipotini Qui, Quo e Qua per stare con te mentre il loro padre è in ospedale. Un grande petardo è esploso sotto la sua sedia. I piccoli tesori sono così spiritosi. Spero te li godrai. Tua cugina, Della». Dapprima sorpreso, Paperino si volta subito con un’espressione aggrottata per guardare il lettore. Non ha neanche il tempo per capire davvero in che trappola sia stato costretto dalla parente che sente bussare alla porta di casa. Afferrato il pomello, una scarica elettrica lo atterra. Qualcuno ha collegato i cavi della lampada del suo portico alla maniglia, ma fuori non trova nessuna traccia del colpevole. Tornato dentro, è accolto dall’agguato di un secchio colmo d’acqua. Fradicio e sconfitto dal catino, sente un musicale «Ciao! Zio Paperino!». Sono i suoi adorabili nipoti, schierati di fronte a lui a mani giunte come in preghiera. Sono identici nell’aspetto, a eccezione del colore del vestiario.

Così, con uno sguardo da impuniti che preannuncia molti altri scherzi, i tre paperotti si installano nel futuro del papero più collerico dell’universo Disney. Paperino deve questa incombenza a uno dei suoi più fedeli autori, Charles Alfred Taliaferro detto Al. Inchiostratore del disegnatore Floyd Gottfredson, è stato lui a spingere per la creazione di questo triplice parentado nella sezione paperesca disneyana. Anni prima aveva assistito Gottfredson nella creazione di Tip e Tap – i discoli nipotini di Topolino – e, con la frattura fra topi e paperi decisa dalla direzione della Disney, Al Taliaferro lotta per portare quell’idea anche tra le piume di Paperopoli. La sua proposta viene addirittura adottata per un cortometraggio che verrà appunto chiamato “I nipoti di Paperino”, ma gli animatori coordinati dal regista Jack King lo completeranno soltanto nel 1938. Al è invece velocissimo a inserirli nelle sue strisce, dopo aver aggiunto un gemello in più per non rischiare di ricordare troppo da vicino i gottfredsoniani Tip e Tap.

La causa di questa epidemia di nipoti è molto semplice, dato che si tratta di fumetti dedicati ai più piccoli: la presenza di figli implicherebbe mogli (siamo pur sempre negli anni Trenta) e, sia mai, dell’atto del concepimento. Impossibile quindi dare una diretta discendenza a Paperino – fra l’altro anche lui nipote di un altro personaggio, cioè Paperone – senza traviare la mente dei lettori innocenti, ma le monellerie propriamente dette non le possono fare gli adulti. Dunque l’arruolamento di giovani discolacci è necessario, con una parentela abbastanza solida da rendere realistica la sopportazione che dimostra Paperino verso di loro. Se Della li farà rientrare appena un mese dopo, già il 23 maggio dell’anno successivo i tre si fionderanno in bicicletta dentro la casa dello zio, chiamato di nuovo a occuparsene per qualche giorno. Un’incombenza che, fra alti e bassi, lo scapolo Paperino assolve da ben 86 anni.

di Camillo Bosco

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