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Ranma ½: botte, humor e sessualità

Con “Ranma ½” Takahashi ha dimostrato come sia possibile affrontare – senza scandalo o imposizioni ideologiche – tematiche complesse come quella della sessualità

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Ranma ½: botte, humor e sessualità

Con “Ranma ½” Takahashi ha dimostrato come sia possibile affrontare – senza scandalo o imposizioni ideologiche – tematiche complesse come quella della sessualità

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Ranma ½: botte, humor e sessualità

Con “Ranma ½” Takahashi ha dimostrato come sia possibile affrontare – senza scandalo o imposizioni ideologiche – tematiche complesse come quella della sessualità

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Con “Ranma ½” Takahashi ha dimostrato come sia possibile affrontare – senza scandalo o imposizioni ideologiche – tematiche complesse come quella della sessualità

In giapponese il nome Ranma significa confusione, avventato, persino cavallo pazzo. Ricalca la passione della mangaka (autrice di fumetti nipponici) Rumiko Takahashi per i titoli ‘parlanti’ che da sempre campeggiano sulle copertine delle sue opere, lette in patria e nel mondo da milioni di persone. Fino al 1987 aveva pubblicato le storie di “Urusei yatsura” – una serie da noi conosciuta come Lamù – sulla rivista “Weekly Shonen Sunday” e anche quel titolo si riferiva a dei ‘casinisti planetari’ con un gioco di parole quasi intraducibile. Nondimeno in questa saga decennale la demonessa spaziale Lamù aveva davvero incasinato la vita del protagonista Ataru, attirando molti nuovi fan verso una commedia amorosa fantascientifica.

Negli anni Takahashi si era quindi accorta di una crescita costante delle lettere da parte del pubblico femminile, sebbene “Urusei yatsura” avesse come protagonista un cascamorto. Alla costante ricerca di nuove sfide, propose quindi agli editori della Shogakukan una storia più adatta al pubblico di entrambi i generi. L’idea era quella – rivoluzionaria – di creare un personaggio capace di rappresentare entrambi i sessi. La confusione di Ranma origina infatti dall’essere caduto in una delle sorgenti maledette di Jusenkyo in Cina durante i duri allenamenti marziali col padre. Nell’universo immaginario del manga (fumetto giapponese) tali specchi d’acqua sono infatti capaci di trasformare chi vi s’immerge nella creatura che vi è affogata secoli o millenni prima. A ogni pozza corrisponde quindi la magica capacità di cambiare corpo in quello di un’oca, un maiale e persino un panda, ma anche di prendere le sembianze di una ragazza. Non è una trasformazione irreversibile: il suo innesco è l’acqua fredda, mentre l’acqua calda riporta la vittima della maledizione al suo status originario.

Già dal principio di questa saga abbiamo quindi una grande confusione, nomen omen del protagonista. Un esperto di arti marziali che è però destinato a cambiare sesso al primo accenno di pioggia, conservando comunque la sua forza e le sue abilità. Torna in Giappone perché suo padre, caduto invece nella pozza del panda, l’ha promesso in matrimonio a un amico di Tokyo che vuole salvare il suo dojo (palestra di arti marziali). Il cruccio del maestro Soun Tendo è infatti di aver avuto tre figlie e – anche se la minore Akane è versata nella lotta – desidera che si rispetti la tradizione con un capo-palestra uomo. Quando Ranma giunge al dojo è in versione femminile, per la disperazione di Soun ma per la felicità di Akane che disprezza i ragazzi. Presto però emerge la verità della doppia natura del promesso sposo che, dimostratosi peraltro un guerriero formidabile, dà il via a una lunga sequenza di fraintendimenti amorosi e flirt. Col tempo Ranma si trova addirittura a dover gestire uno pseudo-harem involontario, fra ammiratrici della sua forza e ammiratori della sua bellezza quando è nella sua versione femminile. Col protagonista diviso fra questi due corpi, la Takahashi intitola il suo fumetto “Ranma ½” e offre ai lettori un carosello di situazioni assurde inframezzate dai combattimenti tipici del genere di manga shonen (per ragazzi).

Confermando l’intuito dell’autrice, il pubblico femminile cresce decisamente rispetto all’opera precedente e si affeziona alla serie. Con “Ranma ½” la Takahashi ha infatti dimostrato come sia possibile affrontare – senza scandalo o imposizioni ideologiche ma semmai con un po’ di delicatezza e humor – tematiche complesse come quella della sessualità. Una formula che ha assicurato la sopravvivenza della sua opera ben oltre il 1996 (l’anno di pubblicazione dell’ultimo albo), tanto da portare al recente annuncio di un remake della serie animata tratta dal fumetto.

di Camillo Bosco

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