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Anziani affidati al robot Nao

Nao, il robot che riuscirà a tenere in vita le stimolazioni cognitive e motorie negli anziani non autosufficienti. Un futuro di solitudine?
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Anziani affidati al robot Nao

Nao, il robot che riuscirà a tenere in vita le stimolazioni cognitive e motorie negli anziani non autosufficienti. Un futuro di solitudine?
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Anziani affidati al robot Nao

Nao, il robot che riuscirà a tenere in vita le stimolazioni cognitive e motorie negli anziani non autosufficienti. Un futuro di solitudine?
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Nao, il robot che riuscirà a tenere in vita le stimolazioni cognitive e motorie negli anziani non autosufficienti. Un futuro di solitudine?
L’Emilia-Romagna è sicuramente la regione italiana più avanzata in materia di welfare. Tenendo efficacemente insieme un capitalismo molto competitivo e un “socialismo” sostenibile e non parassitario, è un punto di riferimento su temi quali la sanità, l’assistenza sociale, i servizi scolastici e il supporto a chi si trova in difficoltà. Da Carpi ci giunge ora una notizia importante sull’uso della robotica socially assistive. Presso il Laboratorio di Psicologia cognitiva e l’Unità di Neuroscienze del Dipartimento di Medicina dell’Università di Parma è in via di sperimentazione un robot chiamato Nao che avrà come funzione – semplifichiamo un po’ – quella di tenere vive negli anziani non autosufficienti le stimolazioni cognitive e motorie. Nel futuro della sanità, anche per una questione di sostenibilità finanziaria, la digitalizzazione e la telemedicina giocheranno un ruolo sempre più rilevante. E questo è anche un bene. Tuttavia l’uso della robotica a fini assistenziali pone questioni etiche e culturali di grande importanza: in ballo c’è non soltanto la cura dei malati ma il senso complessivo dell’umanesimo, ovvero della centralità dell’essere umano nella società tecnologica e digitale. La vecchiaia non è mai stata una stagione felice, benché ogni età abbia una propria luce. Eppure fino a qualche decennio fa i più anziani godevano ancora di rispetto e considerazione, spesso trascorrendo gli anni più estremi seguiti dalla famiglia e dalla comunità circostante. L’affermarsi di una società dei consumi sempre più orientata sui giovani e sulle mode, lo sfaldarsi della famiglia tradizionale e la liquidità dei vincoli sociali sta relegando alla solitudine e all’irrilevanza sociale i nostri vecchi, considerati semplicemente un problema e un peso. Siamo certi che gli ideatori di Nao siano mossi dalle migliori intenzioni socio-sanitarie, ma affidare gli anziani (e dunque noi tutti, in un futuro prossimo) in mano a dei robot ha qualcosa di inquietante e di distopico che contribuisce a trasformare l’ultima stagione della vita in un tempo di sconfitta, solitudine e umiliazione. Di Andrea Di Consoli

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