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Così nacque l’idea del cerotto

Grazie alla moglie di Earle Dickson, il 18 maggio 1921 entra in commercio il “primo” cerotto o meglio il Band-Aid. L’evoluzione dello storico dispositivo medico

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Così nacque l’idea del cerotto

Grazie alla moglie di Earle Dickson, il 18 maggio 1921 entra in commercio il “primo” cerotto o meglio il Band-Aid. L’evoluzione dello storico dispositivo medico

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Così nacque l’idea del cerotto

Grazie alla moglie di Earle Dickson, il 18 maggio 1921 entra in commercio il “primo” cerotto o meglio il Band-Aid. L’evoluzione dello storico dispositivo medico

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Grazie alla moglie di Earle Dickson, il 18 maggio 1921 entra in commercio il “primo” cerotto o meglio il Band-Aid. L’evoluzione dello storico dispositivo medico

Josephine Dickson è la classica casalinga americana degli anni Venti del secolo scorso. Sempre presa da mille faccende, a volte si distrae e rimane vittima dei tipici incidenti domestici: piccoli tagli, qualche bruciatura e ferite di poco conto. Per fortuna suo marito, il signor Earle Dickson, è uno che con garze e bende ci vive quotidianamente a contatto. Lavora infatti alla Johnson & Johnson, colosso industriale nel campo dei farmaci, delle apparecchiature mediche e dei prodotti per la cura personale. Così inizialmente aiuta la moglie applicandole garze e piccoli bendaggi, ma alla lunga si rende conto che c’è bisogno di trovare una soluzione più pratica ed efficace. Inizia quindi a ragionarci su e partorisce l’idea: applicare due pezzi di garza sterile piegati in modo da realizzare un tampone spesso e stretto, al centro di alcune strisce di nastro chirurgico a cui aggiunge un piccolo pezzo di stoffa piuttosto rigida, intessuta di crine per evitare che il nastro si attacchi a sé stesso. La cosa pare funzionare e la nostra storia potrebbe finire qui, fra le quattro mura di casa Dickson. Ma Earle si rende conto che quella soluzione può davvero rappresentare una grande novità nel campo degli ausili sanitari. Allora ne parla con un collega che lo esorta a illustrare la sua invenzione ai vertici dell’azienda. Non appena l’idea viene presentata, alla Johnson & Johnson ne rimangono folgorati al punto da far partire subito la produzione.

Il 18 maggio 1921 entra in commercio il cerotto o meglio il Band-Aid. Gli inizi non sono facili. I primi esemplari vengono realizzati in formati troppo grandi, poco pratici e ingombranti, tutti fattori che concorrono al mancato successo. Ma il marketing trova la chiave. Le famiglie, quelle nelle quali i figli tornano a casa con le ginocchia sbucciate dopo pomeriggi passati a giocare, divengono il target principale. Si decide allora di distribuire un numero illimitato di cerotti gratuiti alle truppe di boy scout in tutto il Paese. Il gioco è fatto: in poco tempo il Band-Aid diviene prodotto di massa, raggiungendo picchi di vendita inimmaginabili. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale anche il cerotto va al fronte e, dopo la fine del conflitto, la sua popolarità fra i reduci è tale da garantirne la definitiva affermazione.

Quando negli anni Cinquanta le vendite iniziano fisiologicamente a calare, la dirigenza dell’azienda escogita un altro stratagemma. Vengono messi in commercio cerotti decorati con le immagini di personaggi come Topolino e Superman, legittimando ancor di più l’ingresso del prodotto nella cultura popolare. A proposito: alla vicepresidenza della compagnia in quegli anni c’è proprio il signor Dickson che, forte della spinta commerciale della sua creatura, ha raggiunto i vertici dell’azienda. Ci resterà fino al pensionamento nel 1957. Quattro anni dopo, al momento della sua scomparsa, il fatturato annuo proveniente dalla vendita dei cerotti è pari a 30 miliardi di dollari. Dopo di lui quel pezzetto di stoffa adesiva si è ulteriormente adeguato ai tempi, divenendo sempre più versatile. Sono arrivati gli esemplari per smettere di fumare o per prevenire le rughe, oggi esistono quelli in grado di misurare la pressione sanguigna o la glicemia e altri nuovi possibili impieghi sono allo studio. E dire che tutto ebbe inizio per via di una moglie distratta. È proprio vero che l’ispirazione per un’idea geniale può nascondersi ovunque. Anche dentro la propria casa.

Di Stefano Faina e Silvio Napolitano

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