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Il dovere (e il piacere) della Sex Education

L’educazione sessuale ignorata dal mondo della scuola e delle Istituzioni, viene invece ben spiegata nelle serie tv e sui social, dove si impara che il sesso è anche un piacere

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Il dovere (e il piacere) della Sex Education

L’educazione sessuale ignorata dal mondo della scuola e delle Istituzioni, viene invece ben spiegata nelle serie tv e sui social, dove si impara che il sesso è anche un piacere

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Il dovere (e il piacere) della Sex Education

L’educazione sessuale ignorata dal mondo della scuola e delle Istituzioni, viene invece ben spiegata nelle serie tv e sui social, dove si impara che il sesso è anche un piacere

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L’educazione sessuale ignorata dal mondo della scuola e delle Istituzioni, viene invece ben spiegata nelle serie tv e sui social, dove si impara che il sesso è anche un piacere

Sono passati ormai anni dai primi timidi tentativi di introduzione, negli anni 60’, di corsi di educazione sessuale nei programmi scolastici di alcuni stati europei ma ancora oggi, anno 2021, il sesso divide. Un paradosso evidente se si considera che il tema, in tutte le sue forme, è un concetto atavico della natura umana orientato all’unione ed alla comunione sociale. Certo, innumerevoli passi in avanti sono stati fatti per sfatarne miti e tabù ma non è ancora abbastanza. Il rischio è che i giovani, privi di una teoria, si lancino in una pratica sbagliata, considerata anche la facilità di reperimento di informazioni sbagliate in internet. Dall’imprescindibile report europeo del 2013 – Policies for Sexuality Education in European Union sono passati 8 anni ma l’Italia non ha cambiato (del tutto) direzione. Nel report, infatti, si sottolinea l’importanza dell’educazione sessuale nelle scuole, effettivamente attuata nella maggior parte dei paesi europei, fatta eccezione per Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia, Romania e Italia, appunto.  In Italia non esiste una legge nazionale, omogenea e strutturata, dedicata all’educazione sessuale nelle scuole. Il più delle volte si tratta di progetti frammentari voluti dalle singole Regioni o legati ad iniziative individuali ed associative. In aggiunta, il focus di tali progetti resta quello della sessualità come scienza dunque di insegnamento dell’anatomia umana e prevenzione dalle malattie sessualmente trasmissibili e da gravidanze indesiderate in buona parte. Nessuna traccia al sesso come piacere, alla sessualità come costruzione del sé e conoscenza dell’altro, come apripista ai progetti d’inclusione ed accettazione dei diversi orientamenti limitando fenomeni come ad esempio la violenza di genere.  Alla base di questa mancanza tutta italiana c’è di sicuro l’ostilità di alcune categorie, istituzionali o meno, che accusano di promuovere la sessualizzazione precoce dei ragazzi, di fare propaganda a favore dell’omossessualità e, più in generale, di privare i genitori del diritto di educare i figli secondo i loro valori.   In questa bagarre chi ci rimette sono i ragazzi e chi ne guadagna, chiaramente, internet. Quest’ultimo non va del tutto demonizzato perché negli ultimi anni è proprio nella rete che s’intravedono i primi segnali di miglioramento. Un esempio sono serie tv come Sexify e la più celebre Sex Education che utilizzano l’espediente dell’ironia per divulgare principi di educazione sessuale altrimenti inascoltati. Sex Education, nello specifico, ha tappezzato la metropolitana di Milano con immagini pubblicitarie che evocano i genitali maschili e femminili con immagini accattivanti ma mai volgari: un fiore, una banana, un cactus, un’albicocca.  Al centro una frase: “Se lo/la vediamo in forme diverse è perché non ce n’è una sola. Ognuna è perfetta. Anche la tua”.  I social immancabilmente fanno il lavoro che di norma spetterebbe ad altri. Sulla rete, non solo pornografia alla mercé di tutti ma anche una costellazione di realtà che perseguono finalità diverse: insegnare il sesso per poterlo capire ed apprezzare. In instagram, pagine come MySecretCase e Avgmenteen creano contenuti tra i più disparati: dal corretto utilizzo dei contraccettivi per le donne e per gli uomini alle varie tipologie di sex toys e di pratiche sessuali etero ed omosessuali; non si escludono anche pillole di psicologia sessuale. Il loro merito è di aver dato una voce al mondo femminile nell’ambito della comunicazione sessuale considerato che questi argomenti risultano più digeribili se a trattarli sono uomini per gli uomini in un mondo ricco di testosterone. E invece no. Quando si parla di educazione sessuale, insomma, il detto “bene o male purché se ne parli” risulta quanto mai inappropriato. Bisogna parlarne ancora e tanto, ma bene se non addirittura benissimo. Il primo obiettivo è comprendere come l’educazione sessuale sia indispensabile per conoscere i propri diritti ed imparare a rispettare quelli  altrui, a tutelare la propria salute ed arrivare ad una consapevolezza del sé basata sull’autostima. E perché no, per non vergognarsi più di dire che il sesso piace proprio a tutti, anche alle donne.  

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