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Impariamo a respirare meglio

L’importanza di imparare a respirare per affrontare ansia, tensioni, stress e attacchi di panico. Perché l’assenza di un’educazione al respiro, di una conoscenza delle tecniche respiratorie, ci ha disconnessi dal pianeta.
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Impariamo a respirare meglio

L’importanza di imparare a respirare per affrontare ansia, tensioni, stress e attacchi di panico. Perché l’assenza di un’educazione al respiro, di una conoscenza delle tecniche respiratorie, ci ha disconnessi dal pianeta.
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Impariamo a respirare meglio

L’importanza di imparare a respirare per affrontare ansia, tensioni, stress e attacchi di panico. Perché l’assenza di un’educazione al respiro, di una conoscenza delle tecniche respiratorie, ci ha disconnessi dal pianeta.
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L’importanza di imparare a respirare per affrontare ansia, tensioni, stress e attacchi di panico. Perché l’assenza di un’educazione al respiro, di una conoscenza delle tecniche respiratorie, ci ha disconnessi dal pianeta.
Ricordo che a scuola c’erano Socrate, Platone, Aristotele. Così come Dante, Foscolo, Pascoli. C’erano pure Cesare, Annibale, Napoleone. Invece Konstantin Buteyko, Andrew Weil e Wim Hof – ricercatori del respiro, studiosi importanti che hanno insegnato all’Occidente (gli orientali lo facevano già da qualche migliaio di anni) tecniche fondamentali di respirazione – non sono mai entrati in classe. A scuola non ci hanno insegnato a respirare. Chissà perché. Forse perché è gratis, forse perché è naturale, perché sembra troppo facile (in verità, lo è solo al momento della nascita poi ci si perde per strada), perché il respiro non ha forma o colore. Perché è vitale. L’assenza di un’educazione al respiro, di una conoscenza delle tecniche respiratorie, ci ha disconnessi dal pianeta. È la verità. E parte dei danni che gli stiamo arrecando deriva anche da questa asincronicità, da questo innaturale distanziamento. Eppure, il respiro sarebbe un’ottima materia di studio. Varia, articolata, ricca di riferimenti storici, spirituali e anatomici. Scopriremmo la respirazione completa, quella diaframmatica, quella attivante, la calmante, la Tummo, quella quadrata e la triangolare, quella a narici alternate, la 4-7-8, la respirazione del fuoco. Ci sono culture, conoscenze tecniche, c’è un’educazione profonda dietro il respiro. Qualcosa che ci farebbe comprendere meglio il mondo e il suo funzionamento. Il nostro modo attuale di respirare non è libero ma condizionato dagli eventi esterni. Lo strozziamo quando incontriamo una persona che non ci piace, inaliamo dalla bocca quando andiamo nel panico, lo tratteniamo quando stiamo per inviare una mail importante. Sono sempre gli eventi esterni a decidere qualità e quantità del nostro respiro. Dovrebbe essere il contrario. Al vertice di Glasgow si è ribadito che l’anidride carbonica non è il male assoluto. È solo una questione di quantità e proporzioni. Di alchimia con l’ossigeno. Una piantina di medie dimensioni ce lo avrebbe spiegato in meno di otto minuti. Stessa cosa avrebbe fatto un apneista principiante. C’è uno splendido video che gira per i social: uno scorcio, visto dall’alto, di una foresta amazzonica che si muove in una vitale e sinuosa danza di inspirazione ed espirazione. E che grossa metafora quella della mascherina anti Covid. Quasi una sanzione finale per aver distolto la nostra attenzione dal respirare. Ansia, tensioni, stress, attacchi di panico sono prodotti di una società senza respiro. Tornare a respirare bene, con consapevolezza e cognizione di causa ci aiuterebbe a dissolverli o, al limite, a farceli amici. Quanti farmaci risparmiati, quanto malessere e violenza debellati ma soprattutto una maggiore comprensione, un maggiore rispetto per il nostro pianeta nella sua interezza che, come un immenso essere vivente, inspira ed espira insieme con noi.   Di McGraffio

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