Il piccolo di tre anni malato di cuore deve essere operato, ma la famiglia rifiuta trasfusioni di sangue da persone vaccinate. Una vicenda surreale che ricorda altre storie analoghe verificatesi in passato per motivi religiosi.
La vicenda era di per sé surreale non fosse che di mezzo c’era la vita di un minore ammalato. E fortunatamente il giudice tutelare del Tribunale di Modena ha dato ragione all’ospedale Sant’Orsola di Bologna che aveva chiesto il via libera per procedere all’intervento su un bimbo di due anni con una patologia cardiaca. La contesa era nata perché i genitori, convinti no-vax, non avevano dato l’assenso a una eventuale trasfusione di sangue. O meglio, volevano che quel sangue fosse esclusivamente di non vaccinati per evitare, a sentir loro, che il piccolo si ‘contagiasse’ con l’aborrito siero anti-Covid. Proprio per questo era partita una ricerca in Rete di adeguati donatori. Comunque la si pensi sul tema vaccinazioni, è chiaro che in questa vicenda quello che pareva essere passato completamente in secondo piano fosse la salute stessa del bimbo. Oltre al fatto che non esista, chiaramente, alcuna base scientifica per sostenere che il vaccino passi da una persona all’altra con una trasfusione. Alla fine si è rivelata provvidenziale la decisione dell’ospedale di rivolgersi al giudice.
Storie analoghe si erano verificate in passato per motivi religiosi e il Tribunale per i minorenni aveva in quelle particolari circostanze limitato la responsabilità genitoriale. In sostanza, a prevalere era stata la considerazione che i trattamenti che i medici volevano effettuare fossero nell’interesse del minore. Perché alla fine, libere convinzioni di ciascuno a parte, è la vita quella che andrebbe tutelata.
di Gaia Bottoni
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Tag: vaccini
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