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Lunga vita alla longevità

La longevità e gli elisir di lunga vita sono ancora un fattore importante per la popolazione. Un fascino impagabile, anche per la scienza

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Lunga vita alla longevità

La longevità e gli elisir di lunga vita sono ancora un fattore importante per la popolazione. Un fascino impagabile, anche per la scienza

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La longevità e gli elisir di lunga vita sono ancora un fattore importante per la popolazione. Un fascino impagabile, anche per la scienza

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La longevità e gli elisir di lunga vita sono ancora un fattore importante per la popolazione. Un fascino impagabile, anche per la scienza

Qualche settimana fa ha molto colpito l’ultimo ballo di Bruce Springsteen con sua madre Adele, pubblicato dall’artista in memoria della mamma appena scomparsa. Quelle immagini restituiscono l’inestimabile valore del tempo trascorso e di quello a venire, per quel ragazzo “Born to Run” che – con una fisicità incredibile – sembra entrato oggi nei suoi “Glory Days”. Fascino senza età o età del fascino?

Anche la ricerca scientifica si lascia affascinare da questo tema, se consideriamo le 63mila pubblicazioni su riviste internazionali peer reviewed, volte a studiare i processi di invecchiamento per trovare le chiavi della longevità. L’invecchiamento è il fattore di rischio principale comune al deterioramento cognitivo e a svariate malattie tumorali e cronico-degenerative, pertanto è comprensibile il valore economico-sociale della ricerca sulla longevità intesa come «guadagno in anni di vita, associato al mantenimento del benessere psicofisico».

Nell’ultimo ventennio il miglioramento dell’aspettativa e della qualità di vita sono stati i grandi obiettivi del progresso scientifico, che ha portato a una classe di ultra 65enni (il 24% della popolazione italiana) capaci di menti fervide e proattive. È la popolazione cui punta la silver economy, che promette indotti stellari per lo sviluppo di soluzioni age friendly e per la valorizzazione di questo ‘capitale umano’ cui la scienza contribuisce in modo importante.

Mai come in questo contesto la ricerca scientifica incontra il pensiero socioeconomico che riconosce quanto «vite più lunghe e in salute siano una spinta positiva per l’economia e quanto valorizzare la longevità sia un’opportunità per compensare le implicazioni negative di una società che globalmente invecchia».

L’Università di Harvard ha definito i 5 punti chiave di uno stile di vita longevo: regime nutrizionale equilibrato, regolare esercizio fisico, mantenimento del normopeso, astensione dal fumo e moderato consumo di alcool apportano in media un guadagno di 14 anni in salute, riducendo anche l’esposizione alle patologie cronico-degenerative. Con l’avanzare dell’età, il porsi un obbiettivo giornaliero, le interazioni sociali e l’esercizio mentale sono promotori di lunga vita.

Un ulteriore aspetto importante da considerare è il declino fisiologico degli ormoni sessuali, in particolare il rapporto fra una vita sessualmente attiva e la longevità: è una questione non semplice da dirimere, ma di sicuro contribuisce al mantenimento della salute psicofisica e del valore individuale e sociale della persona.

Il cambiamento strutturale della popolazione verso l’età avanzata è una criticità da gestire. Trasferire i risultati della ricerca sulla longevità su larga scala è un primo passo verso i “Glory Days” per tutti. Potremo realmente passare da una «società soggetta a invecchiamento» a una «società longeva» soltanto in seguito a profondi cambiamenti del Servizio sanitario nazionale: potenziamento dei programmi preventivi, equo accesso ai servizi sul territorio, inclusione attiva delle fasce più vulnerabili della popolazione.

di Simona Ferraro

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