Consigliamo di approfondire alcuni temi della mitologia, soprattutto quelli propiziatori. Come han sempre fatto i nostri antenati, tra l’altro. Oggi si parla di Priapo, figlio di Afrodite. Famoso per la grandezza dei genitali, egli era considerato simbolo di fertilità e di forza naturale. A lui sono associati diversi culti fra i quali il sacrificio annuale di un asino: si dice che il ragliare di questo animale impedì a Priapo di abusare di Estia (la dea greca della casa) che stava dormendo, e per questo il dio pretese un atto di espiazione.
Ma torniamo ai suoi genitali: gli Antichi hanno sempre adorato il pene eretto in quanto simbolo ricco di proprietà magiche, tra le quali il potere di dare la vita. Nei tempi moderni Priapo è tornato in auge per via di una patologia a lui associata: il priapismo. Chi ne soffre ha un’erezione continua e spesso dolorosa, slegata dall’eccitazione e dal rapporto sessuale. Non una passeggiata. C’è poco da ridere. Sorridete perché non l’avete provato.
Vero, è il sogno di molti maschi: uno sguardo in basso, tutto è pronto per l’assalto, let’s go. Messa così è una meraviglia. Ma volete provare ad avere un’erezione – magari visibile – nel contesto sbagliato? Il priapismo si sviluppa quando il sangue nel pene rimane intrappolato e non drena. Se la condizione non viene trattata immediatamente, può portare a cicatrici e a una disfunzione erettile permanente.
In circa la metà dei casi il priapismo può essere definito idiopatico, ovvero non deriva da cause mediche (neoplasie, lesioni midollari, malattie infettive, farmaci, sostanze stupefacenti), pertanto la spiegazione risulta essere quella psicologica. Chi soffre di priapismo idiopatico, oltre ai disagi descritti in precedenza, vaga fra uno specialista e l’altro alla ricerca di una spiegazione plausibile.
Spesso ci si augura di identificare una causa medica, perché l’aggettivo “idiopatico” non va proprio giù: suona un po’ come“immaginario”. Siccome nessuno trova la causa, la patologia non può che essere psicologica. Quindi inventata. E ciò vale un po’ per tutte le malattie cosiddette idiopatiche (tipo l’insonnia, la cefalea, la gastrite, ecc.). Oltre alla sofferenza fisica il paziente deve gestire anche la sensazione di non venire preso sul serio. E si sente solo, un po’ come Argante ne “Il malato immaginario”, alle prese col Dottor Olezzo e il Dottor Purgone, pronti a speculare sulla sua malattia.
di Daniel Bulla
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