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Cronache di guerra: il racconto televisivo del conflitto russo-ucraino

La programmazione televisiva cambia e si adatta agli avvenimenti che stanno sconvolgendo l’Europa. Rai e Mediaset, seppur in maniera diversa, hanno stravolto i propri palinsesti e la tv è tornata ad assolvere a quel ruolo informativo che negli ultimi tempi era relegato alle comparsate di medici e virologi.
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Cronache di guerra: il racconto televisivo del conflitto russo-ucraino

La programmazione televisiva cambia e si adatta agli avvenimenti che stanno sconvolgendo l’Europa. Rai e Mediaset, seppur in maniera diversa, hanno stravolto i propri palinsesti e la tv è tornata ad assolvere a quel ruolo informativo che negli ultimi tempi era relegato alle comparsate di medici e virologi.
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Cronache di guerra: il racconto televisivo del conflitto russo-ucraino

La programmazione televisiva cambia e si adatta agli avvenimenti che stanno sconvolgendo l’Europa. Rai e Mediaset, seppur in maniera diversa, hanno stravolto i propri palinsesti e la tv è tornata ad assolvere a quel ruolo informativo che negli ultimi tempi era relegato alle comparsate di medici e virologi.
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La programmazione televisiva cambia e si adatta agli avvenimenti che stanno sconvolgendo l’Europa. Rai e Mediaset, seppur in maniera diversa, hanno stravolto i propri palinsesti e la tv è tornata ad assolvere a quel ruolo informativo che negli ultimi tempi era relegato alle comparsate di medici e virologi.
Meno di un mese fa erano i virologi a tenere banco all’interno delle trasmissioni televisive. In pochi giorni, con l’attacco russo all’Ucraina del 24 febbraio, è accaduto quello che nessuno si aspettava. Il conflitto che si sta verificando nel cuore dell’Europa non solo sta cambiando i sentimenti e il destino dell’umanità, ma anche – inevitabilmente – il modo di fare informazione. È ormai un dato di fatto che, negli ultimi anni, i social network siano in grado di svolgere una funzione informativa fondamentale nel racconto del flusso di notizie e così è stato anche nel tragico caso dello scoppio della guerra. Ma quest’ultima è fatta anche di disinformazione ed essere preda del meccanismo della propaganda è molto facile: è anche per questo che la televisione, casa madre che riesce a ospitare meglio di tutti il lavoro degli altri media, è tornata ad assolvere a quel ruolo informativo che negli ultimi tempi era relegato alle comparsate di medici e virologi, subendo delle variazioni di palinsesto per andare incontro alla necessità di approfondimento.

Non tutte le reti, però, hanno modificato la propria programmazione allo stesso modo.

Da “Il Cantante Mascherato” a “Storie Italiane”, Rai Uno ha sostituito le proprie fiction e gli show di intrattenimento con edizioni speciali del telegiornale e continue finestre nei programmi di infotainment dedicati alla situazione internazionale. Al contrario, Mediaset ha optato per una linea più soft, relegando a Rete 4 il compito di informare il Paese. Esemplare è stata la scelta del Biscione di mandare in onda il “Grande Fratello Vip” il giovedì sera, prima giornata di guerra tra Russia e Ucraina. Per comprendere tali differenze, bisogna partire da un assunto fondamentale: la Rai è la cosiddetta tv di Stato e quindi per principio deve ricoprire un ruolo importante nel servizio pubblico del Paese. Ciò non toglie che, anche in questo caso, si punti sulla sovrabbondanza di informazioni per giovare agli ascolti: la platea totale degli spettatori, infatti, è aumentata di pari passo con l’inizio della guerra. Programmi come “Porta a porta” o “Quarto grado” (che si è addirittura snaturato per raccontare il conflitto) hanno raggiunto il record di ascolti di stagione (Fonte: “Tv Talk”, Rai Tre). Anche La7 con “Piazza pulita” ha toccato il 7,3%, classificandosi come terza rete nazionale dopo le ammiraglie.

Ma come viene raccontato il conflitto all’interno di questi programmi?

Oltre all’informazione in sè, sono state mostrate tantissime storie. Un esempio è dato dalle testimonianze dei civili direttamente dall’Ucraina, dai reportage e dai video sull’accoglienza dei profughi nel nostro Paese. Si cerca così il racconto romanzato anche nella tragedia, forse anche per arrivare in maniera più diretta possibile al pubblico. Alla luce di ciò, dopo quasi un mese dallo scoppio del conflitto, la scelta di Mediaset di ponderare la sovrabbondanza di informazioni si è rivelata una decisione sicuramente criticabile ma anche la più giusta per salvaguardare i cittadini dalla quantità di notizie in merito all’argomento.  Anzi, se i primi giorni le reti e le piattaforme streaming si sono sentite quasi “in colpa” a dover mandare in onda dei contenuti estranei alla guerra (si pensi ad esempio all’uscita di “Lol – Chi ride è fuori” nello stesso giorno dell’inizio della guerra), adesso ci si sente quasi in dovere a fornire questa tipologia di programmi al pubblico e il ritorno de “L’Isola dei Famosi” o “La Pupa e il secchione” ne sono la conferma. Senza però perdere di vista la corretta informazione in merito ai tristi avvenimenti che stanno sconvolgendo l’Europa.   Di Alessia Luceri

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