È stato veramente bellissimo!, parla Beppe Carletti
Beppe Carletti, fondatore dei Nomadi insieme all’indimenticabile Augusto Daolio, ci parla del cofanetto “È stato veramente bellissimo!” (Warner) dedicato alla memoria di Augusto
È stato veramente bellissimo!, parla Beppe Carletti
Beppe Carletti, fondatore dei Nomadi insieme all’indimenticabile Augusto Daolio, ci parla del cofanetto “È stato veramente bellissimo!” (Warner) dedicato alla memoria di Augusto
È stato veramente bellissimo!, parla Beppe Carletti
Beppe Carletti, fondatore dei Nomadi insieme all’indimenticabile Augusto Daolio, ci parla del cofanetto “È stato veramente bellissimo!” (Warner) dedicato alla memoria di Augusto
AUTORE: Federico Arduini
Riesce difficile stabilire quanto il mondo della musica sia cambiato negli ultimi sessant’anni, dagli albori dell’industria discografica fino alla musica liquida, agli algoritmi e alle intelligenze artificiali di oggi. C’è però chi questi anni li ha vissuti immerso nell’universo in costante evoluzione della canzone e lo ha fatto da protagonista assoluto. Stiamo parlando dei Nomadi, nati nel lontano 1963 dalla mente e dal carisma di Augusto Daolio e Beppe Carletti, secondi per longevità nel mondo ai soli Rolling Stones. Sono state tante le iniziative per celebrare l’importante anniversario, l’ultima delle quali è l’uscita del cofanetto “È stato veramente bellissimo!” (Warner): dedicato alla memoria di Augusto a trent’anni dalla sua prematura scomparsa, racchiude una selezione straordinaria di brani inediti, rarità, provini, versioni in spagnolo e momenti indimenticabili della straordinaria carriera dei Nomadi.
«Il titolo del cofanetto è una frase che Augusto diceva praticamente ogni sera durante i nostri concerti. Sul palco era un vero mattatore che riusciva ad attirare tutti a sé con la sua figura e la sua voce particolare» ci ha raccontato Beppe Carletti durante la recente presentazione del cofanetto nella sede milanese di Warner Music Italy. Un progetto che ha saputo suscitare in lui diverse emozioni, scavando fra ricordi, immagini e concerti: «Riascoltare i nastri originali è stato duro perché sono tornati alla mente i giorni e i momenti trascorsi insieme. Siamo partiti quando avevamo 16 anni, siamo diventati adulti insieme senza mai litigare né discutere più di tanto. Il magone c’è stato, ma è normale».
La carriera dei Nomadi era iniziata nelle balere, anni di dura gavetta che molti artisti di oggi – inutile negarlo – non sanno neanche cosa sia. Concerti nei caffè davanti a una manciata di persone con più esibizioni al giorno che hanno saputo temprare la band, imparando il mestiere anche attraverso il repertorio di altri, da “I watussi” di Edoardo Vianello a “Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte” di Gianni Morandi. «Appena cadevamo, ci rialzavamo. E siamo sempre andati avanti con coerenza, che è stata la nostra bandiera, il nostro tratto distintivo» ha aggiunto Carletti. «Non ci siamo mai fatti imporre niente e le decisioni, giuste o sbagliate che fossero, le abbiamo sempre prese a testa alta da soli. Sono stati 60 anni spesi bene».
Fra le chicche del cofanetto (disponibile anche in una versione ad hoc per lo streaming), impossibile non segnalare una bellissima versione di “Mi sono innamorato di te” di Luigi Tenco e il provino incompleto inedito con la voce di Daolio dal titolo “E il treno va”, completato lo scorso ottobre da Carletti insieme a due coriste. Ma le celebrazioni continuano: pochi giorni fa (su Raidue, disponibile anche su Raiplay) è stato trasmesso il documentario “Nomade che non sono altro”, dedicato alle sei decadi di storia del gruppo, fra ospiti, testimonianze e immagini inedite.
di Federico Arduini
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